Alcuni nomi sembrano evocare atmosfere esotiche, nomi quali Baia Verde, Lago Patria potrebbero benissimo essere nomi della fascia equatoriale ed invece si trovano nella provincia di Caserta, nella “finis terrae” dello stato, o meglio dell’assenza dello stato. E siccome la natura aborre il vuoto laddove esiste un vuoto politico e istituzionale viene immediatamente riempito con un altro potere, non meno vessatorio ma molto più brutale.
Da almeno un paio d’anni la zona è sotto stretta osservazione da parte dei media che hanno centrifugato il tutto facendo dei casalesi i nuovi padroni dell’Italia, persone che se possono comprano e se non possono intimidiscono. Non è una zona dove e possibile rifiutare a lungo, se si vuole invecchiare. La punizione dei clan ad un gruppetto di africani per la gestione della prostituzione e della droga segna un evento nuovo e come tutti gli eventi nuovi e destabilizzanti non sono facilmente classificabili. A caldo.
Cosa ha spinto questi malavitosi ad agire nonostante gli occhi puntati sulla collusione tra politica (Cosentino, coordinatore regionale del Pdl, e Luigi Cesaro e i loro rapporti con Vassallo, Bigognetti e il businessman dei rifiuti diventato assessore regionale, Nicola Ferraro), imprenditoria e malavita?
E come mai alcuni delitti, e avvengono con una frequenza dieci volte maggiore che nel resto dell’Italia, rimangono avvolti nel mistero mentre adesso subito ne hanno bloccato un paio?
A pensar male si fa peccato ma spesso ci s’azzecca.
Non sarà che è in atto un nuovo patto, il primo è di 15 anni fa al tempo delle stragi, tra il sistema malavitoso e quello “istituzionale”? Un patto del tipo tu non dai fastidio a me e io non lo do a te.
Questa è la mia terra, qua comando io. Il tutto poco prima dell’invio, forse se la mia teoria è corretta, dell’esercito e di nuovi poliziotti.
Massimo Bencivenga
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