Al Pacino e Robert De Niro potrebbero essere benissimo nomi inquietanti, nomi da non pronunciare, nomi da padrino. In realtà per certi versi lo sono stati, o lo sono ancora. Nomi da boss, “brand e marchi” capaci di muovere migliaia di dollari, di muovere intelligenze e tecnici, creativi e autori.
L’ascendenza italiana è evidente non solo nei nomi ma ancora di più nell’arte tutta italiana di sapersi arrangiare a dispetto dei natali, del censo, delle scuole, che entrambi peraltro non hanno frequentato.
La scuola della vita ha contribuito a scolpire i loro volti e a dare autenticità alle loro espressioni e alle loro parole, sono a Roma per presentare, insieme al regista Jon Avnet la loro ultima fatica, ossia il film “Sfida senza regole” dove interpretano due poliziotti alla soglia della pensione. Hanno avuto carriere per certi versi parallele e in competizione, e insieme a Clint Eastwood rappresentano i “vecchi duri che non vogliono mollare” di hollywood, ed hanno avuto l’orgoglio e l’amor proprio di affermare candidamente e sinceramente che non hanno mai appreso niente l’uno dall’altro.
Sono stati ricevuti dal sindaco Alemanno ma De Niro ha avuto parole gentili e si è dichiarato amico personale di Walter Veltroni arrivando a definirlo un grande. Una riprova ulteriore, nonchè una nuova chiave di lettura del perché, a dispetto dei freddi sondaggisti e dei loro errati vaticini, Roma ha voltato le spalle all’aspirante successore di Uolter. La dottrina di Veltroni a Roma, la Veltronomics, è stata incentrata, e molto, sulla creazione e promozione di festival, da quelli del cinema a quelli di matematica, eventi che hanno portato nella capitale artisti e Premi Nobel, uno su tutti “a beutiful mind” John Forbes Nash jr, ma che hanno toccato marginalmente se non in modo nullo le persone che faticavano a mettere insieme colazione, pranzo, cena e affitto. Senza contare la serpeggiante insicurezza.
Un politico che in una situazione di crisi si fa vedere e apprezzare solo dagli artisti non è un grande spot elettorale.
Avrebbe dovuto capirlo anche Nando Pagnoncelli di Ipsos.
Massimo Bencivenga
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