Se Obama ha scelto la Fiat dobbiamo ringraziare Kissinger
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Se Obama ha scelto la Fiat dobbiamo ringraziare Kissinger

I rapporti che legano Obama a Kissinger e a gruppi di pressione possono gettare nuova luce sulla partnership Fiat-Chrysler

Se Obama ha scelto la Fiat dobbiamo ringraziare Kissinger

Qualcuno in Italia si è sentito, nelle scorse settimane, particolarmente orgoglioso del fatto che il Presidente degli Stati Uniti d’America abbia consigliato, forse sarebbe meglio dire ordinato, una partnership tra casa automobilistica americana Chrysler e la Fiat. Siamo ancora nelle fasi della “cotta” e quindi tutto sembra bello, particolarmente bello; le spine e le incomprensioni arriveranno inevitabilmente con il tempo. Gli analisti sono lì a parlare di un accordo sinergico utile a tutte e due le parti in causa, e che i due prodotti non sono necessariamente in concorrenza, in realtà il segmento della nuova 500 va letteralmente inventato negli States non essendo questi particolarmente avvezzi a bolidi di 1000 di cilindrata e con una cubatura risibile.


Gli analisti dicono pollice su; gli stessi analisti che diedero il medesimo ok nella partnership Chrysler-Daimler, partnership naufragata per la troppa “invadenza” del management tedesco in ogni questione. I merger, in ogni campo, non sono mai operazioni semplici né indolori. Obama, dicevo, ha scelto la Fiat e preme per una svolta verde, una sua promessa in campagna elettorale, magari questa la manterrà perché per quanto riguarda le altre… ma cosa ha spinto Obama a scegliere la casa di Torino? Guardiamo brutalmente in faccia la realtà: non facciamo delle auto particolarmente buone né particolarmente ecologiche.

E allora perché? Facciamo un piccolo passo indietro. Con molta probabilità, anzi con assoluta probabilità, il miglior amico italiano dell’ex Segretario di Stato americano Henry Kissinger è stato l’avvocato Gianni Agnelli; il più importante Segretario di Stato del novecento e l’ambasciatore, informale ma effettivo, italiano nel mondo si vedevano, s’incontravano e discutevano spesso. Non appena i due rampanti rampolli di casa Agnelli, benché di cognome facciamo Elkann, hanno avuto l’età il nonno li ha fatti incontrare con l’ex(?) politico. In particolare John Yaki Elkann tiene in somma considerazione i consigli dell’anziano statista. Ora se è vero che possono esistere delle relazioni forti tra il casato Agnelli, e ipso facto con la Fiat, cosa c’entra il presidente eletto Barack Obama? C’entra c’entra… tanto per iniziare il canto decantato Change non si riesce a scorgerlo; alla tanto vituperata Difesa, segreteria che aveva creato non pochi grattacapi sotto la guida di Donald Rumsfeld, Obama ha riconfermato Robert Gates, uomo di fiducia del clan Bush. In questo caso il cambiamento non è avvenuto nemmeno nel nome. Le banche erano, e sono, prima della sua presidenza nell’occhio del ciclone ma Goldman Sachs, alma mater di Paulson, segretario al Tesoro con Bush, ha avuto un trattamento di riguardo, diversamente dalla storica rivale di sempre, la Lehman Brohers, verso la quale è stato applicato un pugno più duro. Obama in questo però non ha colpe specifiche, il suo segretario, Geithner, però è un prodotto dello stesso establishment che ha taciuto l’arrivo della tempesta al pari dei vari Summers, Rubin e Samuelson, questi quattro hanno spesso lavorato insieme, Samuelson e Summers sono zio e nipote.

Ma ancora una volta l’obiettivo va forse spostato altrove, verso uno di quei consessi che i teorici del complotto mondiale indicano come i padroni dell’umanità, ne esistono diversi, ma se si parla di Agnelli e Kissinger con buona probabilità si parla del Bilderberg Group, un ensemble di personaggi estremamente potenti e che spesso, molto spesso, operano sotto copertura ma tengono per le palle interi governi potendo contare sulla forza del ricatto economico, in quanto controllano il sistema bancario. Ovvio, ed è bene ribadirlo, che siamo nel campo dei “rumors”, ma tra i frequentatori italiani del gruppo figurano, tra gli altri, gli Agnelli, Profumo e Passera, Monti e Padoa Schioppa, Caracciolo e Ruggiero, Tremonti e Siniscalco, Prodi e Draghi. Prodi e Draghi sono anche accomunati dall’essere uomini Goldman Sachs sino al midollo. I teorici del complotto globale amano definire la conferenza annuale che il Gruppo Bilderberg tiene in vari posti, quest’anno s è svolta in Grecia, come un conclave nel quale viene stilata un’agenda verso un nuovo ordine globale; gli stessi teorici sostengono che ogni presidente degli Stati Uniti “prende ordini” ed è un mero esecutore dei voleri del Bilderberg. Kissinger ne fa parte ed è molto influente. Kissinger anni fa ha fondato la Kissinger Associates, una società che esegue consulenze ed offre aiuto, legale e politico, ad aziende quali, tra le altre, Coca-Cola, Union Carbide, Hunt Oil, Itt, Fluor (industria meccanica che ha preso molti appalti pubblici per la ricostruzione in Iraq). Henry Kissinger è intimo amico di Bush, Rumsfeld e Cheney. Kissinger fu anche nominato Presidente della Commissione 11 Settembre. Un vero coacervo di interessi incrociati vero? Ah dimenticavo…appena laureato un giovane Barack Obama iniziò a lavorare alla Kissinger Associates… 

Per informazioni sul Bilderberg basta cercare su internet, ecco un indirizzo

www.bilderberg.org                                          

                                                        Massimo    Bencivenga

 

 

 
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