Il 2012 si è concluso, televisivamente parlando, con l’exploit, per molti inatteso, di Superbrain. Dopo tanto trash, per non dire peggio, la gente ha riscoperto (forse mi sbaglio, magari è stato un caso) la voglia di vedere in tv persone eccezionali, capaci di performance non alla portata di tutti. Un po’ la riscoperta delle origini, del tempo passato nel quale gente si riuniva nelle case per ammirare i campioni di lascia o raddoppia? anzichè stordirsi con quiz nei quali sempre più spesso i concorrenti sono non solo molto ignoranti, ma altresì messi lì per far fare bella figura alla presentatrice o al presentatore di turno.
Superbrain, perlomeno la prima puntata, ha in parte restituito al pubblico il perduto sense of wonder. Lo stupore nel vedere un ragazzino ricordare la sequenza casuale di 50 coppie di sposi, oppure nel vedere una donna capace di parlare al contrario o contare, in real time, il numero di lettere di una frase. Oppure un altro che, a partire dalla nota emessa dal “tentennio” del dito sull’orlo del bicchiere, riusciva a stabilire la quantità di liquido presente nel bicchiere stesso. Tutte cose, diciamolo, fuori dal normale. Dal nostro concetto di normalità. Io per la verità uno che contava le lettere in vita mia lo incontrai alla Naja, si chiamava Cardu. Ed era bravo. Uno che parlava al contrario c’era invece in un romanzo, La cavalcata dei morti, della scrittrice francese Fred Vargas. Un po' di tempo c'era anche una campionessa di L'Eredità capace di parlare al contrario. Ad ogni modo, tutte queste performance richiedevano un uso massiccio ancorchè funzionale della memoria. Senza memoria non c’è nulla. Sappiatelo.
Il medico e il meccanico, quando devono effettuare una diagnosi, fanno ricorso a nozioni memorizzare e a esperienze già vissute. Il ragazzo che ha vinto, quello che ha memorizzato la disposizione casuale di 50 coppie di sposi, ha utilizzato al meglio le tecniche di memoria o mnemotecniche. Peraltro era presente come concorrente a Superbrain anche Matteo Salvo, esperto di fama internazionale di tecniche di memoria e “istruttore”, a quanto si dice in Rete, del ragazzino. Ma cosa sono le mnemotecniche? La parola, al plurale, è composta da Mnemosine, dea greca madre delle muse, e da téchne, che significa arte, perizia, saper fare.
Ed allora ecco che la parola mnemotecnica (o il suo plurale mnemotecniche) ci illumina subito su una cosa. Oggi siamo abituati a considerare l’arte e la tecnica come antitetiche tra loro. In realtà l’ars latina è equivalente alla téchne greca. Ma ci dice anche che non c’è musa (e quindi nessuna rappresentazione artistica) capace di fare a meno della memoria. Il mito greco ci suggerisce che la Memoria è il retroterra indispensabile per lo sviluppo di ogni attività.
La memoria può essere allenata e potenziata in modo assolutamente naturale, senza nessun additivo (farmaco), senza l’ausilio di nessuna tecnica molto spinta (tipo ipnosi), senza bisogno di mettere le cuffie mentre si dorme (cosa che pure, teoricamente, dovrebbe funzionare). In che modo? Imparando le mnemotecniche ad un corso di memoria. E con l'allenamento quotidiano. Chi scrive ha fatto detto corso e non s’è stupito del risultato del ragazzino in grado di memorizzare le 50 coppie di sposi. No, ben più difficile è stata la prova di Matteo Salvo, che ha memorizzato e poi individuato, fra 80 Bordier Collie presenti in studio, 5 cani scelti a caso basandosi solamente sulla foto di un dettaglio del loro muso, e fornendo per ognuno di loro sesso, nome ed età. Una performance a mio avviso ben più complessa delle 50 coppie. Del resto sul sito di Matteo Salvo si può leggere: “Ai campionati di memoria ho memorizzato un numero lungo 402 cifre in 15 minuti, un codice binario, ovvero una sequenza casuale di 0 e 1 di 1242 cifre in 30 minuti, 25 date aleatorie (in quanto se fossero vere qualcuno potrebbe essere avvantaggiato) in 5 minuti e in 15 minuti i nomi di 62 persone internazionali e riscritti correttamente.”
Non male vero?
Massimo Bencivenga
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