Sono passati poco più di due mesi e mezzo dal 6 Aprile 2009, dalla notte del terremoto in Abruzzo, ma già cominciano ad infuriare le polemiche e le proteste. In primis è letteralmente scomparso la cassandra del mese di marzo, ossia l’eretico Giampaolo Giuliani, il tecnico che aveva osato sfidare l’ordodossia del “non possumus” dei vulcanologi istituzionali. Bene, sebbene su queste stessa testata ne avessi criticato il metodo e i risultati, aiutato in questo da clarissimi docenti internazionali come Ralph J. Archuleta e Hiroshi Wakita, sembrerebbe allo stato attuale che la teoria e le conclusioni di Giampaolo Giuliani siano state bellamente accantonate.
E’ bene ribadire che alcuni scienziati russi avevano lodato l’intuizione di Giuliani mentre Science lo aveva stroncato. More solito non c’è molto accordo tra gli scienziati e, come era anche facilmente prevedibile, Boschi e Bertolaso hanno usato tale confusione per evitare d scusarsi e per far passare la linea “istituzionale”. Sul fronte scientifico si può tranquillamente parlare di insabbiamento. Per quanto riguarda la ricostruzione alle promesse altisonanti sono seguite le prime proteste. Tanti i terremotati che sono scesi in piazza per manifestare contro le politiche del governo per la ricostruzione post-terremoto. In campo sono scesi anche diversi precari dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (?) con dei vistosi caschetti gialli di sicurezza in testa e tanti primi cittadini della provincia aquilana: con la fascia tricolore a tracolla.
I politici locali criticano la centralizzazione delle procedure di sostegno alla ricostruzione, mentre, a parere degli amministratori locali, il decentramento delle misure renderebbe la macchina degli aiuti più snella ed efficace. Manca, a detta di molti, l'assicurazione che anche per le seconde case il risarcimento sarà del 100% del danno subito. La nota di Palazzo Chigi ha chiarito che l’aiuto per le seconde case non sarà per tutti. E non è passato nemmeno “l'emendamento simbolo di questo terremoto”, come era stato, in modo alquanto altisonante, definito dal sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ossia l’emendamento che avrebbe dovuto estendere i benefici anche alle case dei non residenti. Accanto a terremotati e geofisici hanno sfilato anche gli studenti dell'Onda che dopotutto non hanno chiesto la luna ma semplicemente che a occuparsi della ricostruzione non sia la Impregilo poiché fu questa la società che costruì l’ospedale. Crollato come un castello di carta. La stessa Impregilo, vale la pena dirlo, è nell’occhio del ciclone per la gestione dei rifiuti e delle infrastrutture per rifiuti in Campania, una società la Impregilo pesantemente coinvolta nella costruzione, quando e se si farà, del ponte sullo stretto. Basta dare un’occhiata al pacchetto azionario della società per rendersi conto di chi è e quali interessi tutela. Questa è stata la prima vera e organizzata protesta contro l’azione di governo dal giorno del terremoto, la sinistra non ha perso tempo criticando il buio del TG1 su tale protesta, ma anche questo è un dettaglio. Il vero elemento nuovo, radicalmente nuovo, rispetto al terremoto in Irpinia per esempio, è la “capacità narrativa” della rete, ossia la capacità e il grande potere che il popolo della rete ha di controllo e pungolo all’azione governativa. Un elemento con il quale i politici e i traffichini non sono abituati ad interagire. Al tempo di Internet un politico non può andare in televisione e dire “è tutto risolto” sapendo che il giorno dopo migliaia di video lo sbugiarderanno. Non può farlo impunemente. Anche per questo la ricostruzione in Abruzzo è un evento estremamente importante.
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