 Nuovo anno, nuovo giro e nuovi test. Per accaparrarsi uno dei 57mila posti nelle sei facoltà a numero chiuso nazionale (Medicina, Architettura, Odontoiatria, Veterinaria, Professioni sanitarie e Scienza della formazione primaria) sono in corsa più di 200mila studenti, con un trend in aumento rispetto all'anno scorso. In altre parole sarà ammesso meno di uno studente su tre. La falcidia dei diplomati. Dopo gli scandali, gli immancabili ricorsi al tar degli anni passati ogni ateneo ha deciso di dare un giro di vite intorno alla correttezza dei test d’ammissione.
Ma è ammissibile, passatemi il termine, e democratico il test d’ingresso? E perché si applica a odontoiatria e medicina e non a lettere? L’Italia non ha bisogno di un solo, neanche uno, laureato/a in lettere in più.
Uno solo in più sono due di troppo per la scuola e l’Italia. Viceversa ci sarebbe spazio e concorrenza per medici e dentisti, i quali però hanno da tempo capito che il vero potere è di tipo elitario e castale, e come una casta respingono quelli che non sono “illuminati”. Quelli che non hanno santi in paradiso.
E neanche in terra. Ai non eletti e non eleggibili non rimarrà che iscriversi ad un’altra facoltà e riprovare l’anno prossimo, e l’altro ancora, o cercare una sede migliore. Ma poi funzioneranno questi test? La scrematura dei migliori avviene? Neanche a pensarlo… Anno dopo anno gli scandali e i ricorsi si sprecano tra la frustrazione di ragazzi e genitori. Sarebbe tempo di mettere fine a questa assurda pantomima e rompere il nepotismo che impera in alcune facoltà (medicina?) e in alcuni atenei dove la buona volontà e la preparazione viene regolarmente messa da parte per privilegiare censo e lignaggio accademico.
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