Chi viaggia regolarmente in treno ci avrà fatto caso: negli ultimi anni sempre meno treni intercity, che fanno sempre più fermate (e quindi assomigliano a dei treni interregionali), sempre più eurostar, e adesso tanti eurostar quanti treni ad "alta velocità". Il potenziale viaggiatore che volesse prendere un intercity si trova davanti alla seguente scelta: un intercity al mattino, uno al pomeriggio. In compenso, più di un treno "veloce" ogni ora. Il fatto che ci siano così tanti treni veloci serve senza dubbio ad invogliare gli utenti a prenderli: più facile scegliere l'orario giusto, e si arriva prima. E di conseguenza, meno intercity, perché si suppone che la quantità di gente in movimento sia più o meno sempre la stessa.Inoltre, offerte speciali per chi prende il treno superveloce: praticamente, secondo l'attuale promozione, costa la stessa cifra la tratta Milano-Roma o la tratta Firenze-Roma.
Fin qui tutto bene, ma proviamo a fare un po' di conti. 39,90 euro per andare da Firenze a Roma, contro i 26,50 euro dell'intercity. Pensiamo a quanti studenti e lavoratori fuori sede devono prendere questo treno (andata + ritorno) tutte le settimane: quei 13 euro di differenza (che con il viaggio di ritorno diventano 26) moltiplicati per 4 fine settimana ogni mese possono fare la differenza nelle tasche dei viaggiatori. E negli ultimi mesi si parla tanto di crisi, giusto? Allora come si può pensare che solo perché ci viene molto più sponsorizzato il treno veloce rispetto all'intercity, improvvisamente, magicamente, tutti possiamo permetterci di pagare il prezzo del treno veloce?
Possono programmare 20 eurostar/alta velocità al giorno contro 2 soli intercity, ma chi non può permettersi l'eurostar continuerà a non poterselo permettere. E continuerà a comprare il biglietto dell'intercity. A costo di viaggiare in piedi, di non avere aria da respirare, pigiati in 10 nello spazio tra una carrozza e l'altra. A costo di viaggiare come bestie nei carri merci, insomma. E' questo quello che è successo a Roma domenica 3 maggio, dopo un fine settimana di "ponte" e quindi di massicci viaggi verso la capitale: una fiumana di gente si è riversata sull'intercity per Milano, l'unico treno a portata delle loro tasche, mentre i treni più costosi e più veloci rimanevano comodamente mezzi vuoti. Scene di disagio, rabbia, umiliazione si sono avvicendate su quel treno, dove viaggiatori impotenti hanno dovuto rassegnarsi a viaggiare trattenendo il respiro per il doppio del tempo previsto (clamorosi ritardi e misteriose, interminabili soste di cui il capotreno non ha ritenuto dover informare i passeggeri, nonostante l'altoparlante perfettamente funzionante), su un treno per il quale avevano regolarmente pagato un biglietto non salatissimo, ma certo nemmeno una cifra trascurabile.
Se la strategia è questa, signor Moretti, per convincerci tutti che l'alta velocità "accorcia le distanze, fa crescere il paese", temo che dobbiate rivedere qualcosa: qui c'è solo una forbice che si allarga, di quelli che già stavano bene prima (potevano permettersi l'eurostar) e adesso stanno meglio (perché con l'alta velocità risparmiano ben alcune decine di minuti!), contro quelli che prima stavano un po' meno bene, ma non si lamentavano (potevano permettersi l'intercity, ai tempi un treno più che dignitoso), e adesso stanno assai peggio, pigiati come vacche su quel convoglio bestiame che ancora - per ora - si chiama intercity.
Francesca Sensi |