Durante il Berlusconi III o IV, insomma negli anni dal 2008 al 2011, la parola crisi era qualcosa di tabù. Solo a dirla, ed eri tacciato di connivenza con il nemico, di disfattismo e di scarso senso e amor patrio. Adesso le cosa stanno in una maniera un po’ diversa. La parola crisi è stata ampiamente sdoganata, anzi spesso e volentieri viene sbandierata per fare operazioni che vanno a limitare la nostra privacy e la nostra indipendenza. Ma non è di questo che voglio parlare in questo post. Ci sarebbe molto da dire su come l’11 Settembre abbia permesso il Patriot Act e di come si sta cercando, con la scusa dell’evasione fiscale, di instaurare un Grande Fratello finanziario. Lo scopo di questo post è vedere invece dove stanno investendo i milionari del mondo.
Carlos Slim, (foto)che secondo Forbes sarebbe l’uomo più ricco del mondo, e che ha il suo core business nelle Tlc ha ovviamente diversificato molto gli investimenti, come un po’ tutti i milionari del resto, ma sembra scommettere sul mattone. Bene rifugio per eccellenza. Il tycoon messicano è salito al 46%, con la sua Elementia, in Cementos Frontaleza, società che ho l’ambizione di diventare la “miglior fabbrica di cemento del Messico”. Un po’, se vogliamo, un ritorno alle origini, dal momento che Slim ha una laurea in ingegneria civile. Una scommessa da 300 milioni di dollari.
Bill Gates, attraverso la sua Cascade Investments, ha scelto invece la tecnologia; o meglio l’energia. Il patron di Microsoft crede molto in tre società: Aquion Energy, Light Energy e Ambri.
Amancio Ortega, europeo più ricco e patron di Zara, sembra essere della linea Slim. Negli ultimi mesi ha speso 233 milioni di euro nella sola Barcellona. Sta facendo, complice anche un mercato in ribasso, piazza pulita.
Warren Buffett, il leggendario investitore di Omaha, quello che non investe in quello che non capisce, sta puntando all’editoria. Quella classica, però: quella cartacea. L’anno scorso ha investito 142 milioni di euro per la carta stampata, soprattutto a carattere locale. Dalla Media General ha comprato ben 63 quotidiani perché, come ha detto, “nei paesi e nelle cittadine in cui c’è un forte senso della comunità non c’è nessuna istituzione più importante del giornale locale”. Sarà. E poche settimane fa, insieme a Jorge Paulo Lemann (numero 33 tra i ricconi del mondo), ha investito 28 miliardi di dollari per rilevare Heinz, il colosso del Ketchup, che se non erro apparteneva alla famiglia della moglie di John Kerry, il neo Segretario di Stato nell’Amministrazione Obama.
Larry Ellison, papà di Oracle, invece ama lo sport. Tutti sanno della sua passione per la Vela, ma non è la sola. Ha rilanciato il torneo atp di Indian Wells e sta cercando di accaparrarsi la holding Aeg, che controlla parecchi team sportivi, solo per dirne alcuni: Los Angeles Laker e Los Angeles galaxy (la squasra di calcio). Poi anche lui non disdegna la solidità, e si è comprato, per mezzo miliardo di dollari, lanai, la sesta isola per grandezza dell’arcipelago Hawaii.
I fratelli Koch, Charles e David, ancorchè poco noti in Italia, supererebbero insieme Bill Gates. I due comandano una conglomerata con interessi dalla chimica all’energia, dal bestiame all’edilizia. Fervidi e munifici sostenitori del repubblicano Mitt Romney, i due da poco sono entrati nell’American Greeting, leader del settore delle cartoline per auguri, tradizionali o elettroniche. Come Buffett stanno cercando di assumere il controllo della Tribune Newspaper company, che a sua volta controlla quotidiani e alcune tv.
Li Ka-Shing, alias mister H3G, sembra scommettere su telefonia (ovvio) prendendo il controllo sull’israreliana Scailex e su energia. L’ultraottantenne piranha (così vengono chiamati da quelle parti gli oligarchi) ha acquisito la Wales&West utilities (gas), ha avviato una joint venture per le rinnovabili in Australia e ha comprato la Enviro Waste, una società che gestisce lo smaltimento dei rifiuti in Nuova Zelanda. Ha altresì comprato anche Asia Container Terminals, logistica portuale.
Liliane Bettencourt, la donna di L’Oreal, non ha comprato molto, ma ha venduto. Ha venduto l’isola di Arros e l’atollo di Saint Joseph, alle Seychelle. Non si trattato affatto di una svendita. Li aveva comprati per 18 milioni di dollari nel 1998, lì ha venduti per 60 milioni di dollari nel 2012. Non male, vero?
L’Aussie Gina Rinehart, erede della mineraria Hancock Prospecting (leader nell’estrazione di ferro e carbone), sembra anch’essa irretita dal fascino dei media; ha infatti investito 350 milioni di dollari per arrivare al 10% di Network Holdings.
Lakshmi Mittal, indiano diventato ricchissimo con l’acciaio, ha deciso di puntare anche lui sul mattone, anzi, sui materiali per l’edilizia prendendo il controllo di Lafarge e AngloAmerican. E sborsando 450 milioni di dollari.
Bernard Arnault, il bretone a capo del gruppo LVMH (lusso) ha comprato per 85 milioni di dollari un negozio sulla Rodreo Drive, la celebre via dello shopping di Los Angeles. Nessuno ha mai speso tanto per un esercizio commerciale, e va detto che, evidentemente, Arnault non crede molto alle profezia sul Big One, il terremoto che dovrebbe radere al suolo la California e Los Angeles.
Insomma, tutto come al solito: media, mattone e energia. Ma Ellison non è l’unico a vedere nello sport un investimento. Eike Batista, un tempo molto più in alto (nel 2010 era l’uomo più ricco del Sudamerica) nella classifica Forbes, adesso è intorno alla centesima posizione, ha deciso di affiancare agli investimenti nei semiconduttori anche la proprietà di Imx Talent, l’agenzia che cura l’immagine e i diritti di sportivi molto famosi, gente per intenderci come Neymar.
Massimo Bencivenga
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