Enric Duran, il Robin Hood della crisi finanziaria
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Enric Duran, il Robin Hood della crisi finanziaria

Lo spagnolo Enric Duran è stato arrestato, ma ha fatto in tempo a frodare 39 banche. Il suo bottino, circa 500mila euro, è stato devoluto ad organizzazioni no profit e anticapitaliste. Un Robin Hodd dei nostri tempi.

Enric Duran, il Robin Hood della crisi finanziaria

La crisi finanziaria che si è abbattuta nel settembre scorso ha il volto pacioso, le forme pingui, il fare rassicurante che siamo soliti associare ai banchieri e ai politici. Nei primissimi giorni della tempesta, nelle tv di mezzo mondo, venne sparata in onda la faccia di tal Jerome Kerviel, un trader della Société Générale, quasi che tutta la colpa fosse di quel giovane 30enne e non di tutta un’ingegneria finanziaria spericolata, scriteriata e priva di etica. All’interno della vasta schiera di finanzieri, raider, tycoon che hanno, a vario titolo e con alterne fortune, cavalcato l’onda creditizia si è aggirato un personaggio d’altri tempi, quasi fiabesco, una sorta di moderno Robin Hood.

Il nome dell’anarchico finanziario? Enric Duran, quasi coetaneo di Jerome Kerviel.

 

Enric Duran, catalano, è riuscito a truffare numerose banche ottenendo prestiti per circa 500mila euro: che cosa avrebbe fatto di tutto quel denaro questo Robin Hood moderno? Lo avrebbe investito finanziando attivisti no global, organizzazioni no profit e un giornale di denuncia, “Crisis”, un pamphlet stampato e diffuso in circa duecentomila copie in Spagna; all’interno del quale avrebbe spiegato il modo usato per gabbare gli istituti bancari iberici. Il fine era quello di dimostrare la fallacia dei controlli bancari e, di riflesso, la facilità di accesso al credito con conseguente innesco della spirale del debito. Il primo finanziamento lo chiese per una casa. Ed ottenne un finanziamento quasi per l’intero ammontare. In seguito si presentava come amministratore di una società sua, in un caso una finta casa di produzione televisiva, ed otteneva altro credito. Faceva girare un po’ i soldi sui conti correnti per darsi una parvenza di solidità e liquidità e il gioco poteva continuare. Con questo giochetto, neanche troppo sofisticato, è riuscito a farsi prestare da 39 entità bancarie circa 500mila euro.

Sino a non poco tempo fa Enric Duran era alla macchia, inseguito dalla polizia, in qualche località dell’America Latina; Enric Duran l’anno scorso si autodenunció alla stampa spagnola, affermando di aver “rubato” 492 mila euro, in due anni, e a ben 39 istituti. Recentemente  Enric ha avuto la bella idea di tornare. Ed è stato arrestato. Una parte del denaro “rubato” è stato investito nella pubblicazione di un nuovo periodico che avrà una tiratura di 350.000 copie, 130.000 in castigliano e 220.000 in catalano. La rivista si chiama PODEM! (possiamo) nella versione catalana e PODEMOS! nella versione castigliana, una rivista che incita ad una rivoluzionaria proposta “affinché il capitalismo esca dalle nostre vite”. Un vero e proprio piano operativo con una precisa data d’inizio: il 17 Settembre 2009, ad un anno dall’innesco della crisi; a partire da questa data i cittadini dovranno ritirare tutti i soldi dalle banche e smettere di pagare gli interessi e le ipoteche. Questa è già un modo di fare non solo discutibile, ma anche di difficile realizzazione pratica. Il piano prevede anche di ridurre la quota d’affitto o smettere di pagarlo, smettere di lavorare per imprese capitaliste e non pagare le bollette dei servizi, in più collettivizzare le risorse di base che il sistema non utilizza o quelle di cui abusa, sono queste le azioni descritte sulla pubblicazione. Discorsi e proposte utopiche che lo sono diventate ancora di più nel momento dell’arresto, anche se il popolo della rete, e non potrebbe essere altrimenti, è dalla sua parte e su social network quali Facebook si moltiplicano i gruppi e gli appelli pro Enric Duran. Adesso è bene dire che, per quanto questa storia possa sembrare bella e romantica, si tratta pur sempre di un’azione illegale, anche quando sembra fatta a fini “terapeutici” o per mettere in evidenze dei bug di sistema. In altre parole, non si ammazza il presidente della Repubblica la fine di dimostrare l’inefficienza dei granatieri e dell’apparato di sicurezza. Detto questo occorre che anche gli istituti bancari e finanziari si dotino di un nuovo codice etico. Per anni si è pompata artatamente una situazione che adesso ci sta scoppiando tra le mani. E in questa situazione grandi colpe possono essere attribuite agli istituti finanziari e agli organismi preposti al controllo degli stessi. La bilancia dei poteri si è inclinata da un lato. E non è il lato dei contribuenti.  

 

                                    Massimo     Bencivenga

 
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