Avevamo già espresso dei forti dubbi sull’attendibilità e sulla trasparenza riguardo alla lista nera dei “Paradisi Fiscali” che l’Ocse avrebbe dovuto redigere. Avevamo anche già detto che anche i bambini avrebbero potuto indicarne, nella loro innocenza, almeno una decina. La realtà è stata, almeno per adesso molto diversa, oserei dire brutalmente e grottescamente diversa. Grottescamente va bene. Per L’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) non esistono più i paradisi fiscali. Avete sentito bene!! Al momento non esistono paradisi fiscali! Non dopo che l’Uruguay, le Filippine, il Costarica e la Malaysia si sono impegnati a ridefinire i loro standard e la loro trasparenza.
Per la verità all’uomo di strada non sarebbero mai venuti in mente simili paesi.
Che fine hanno fatto il principato di Monaco, le Antille Olandesi, la Svizzera, Antigua, il Liechtenstein, il Lussemburgo e così via?
Per l’Ocse questi stati non erano sulla lista nera ma fanno parte, insieme ad un’altra trentina di Stati, ivi compresa l’enclave italica di San Marino, di una lista grigia, di stati che hanno parzialmente adeguato i loro standard. Mah…Sinceramente riesce difficile non pensare alla solita, umana troppo umana, inclinazione ad essere “deboli con i forti e forti con i deboli”. Non esiste altra spiegazione. La Svizzera avrà anche corretto il tiro, ma potete ben immaginare la forza di persuasione, finanziaria e non, che può esercitare un simile stato. ciò comunque non le ha impedito di essere annotata sulla lista grigia. E tutto sommato chi, alla luce di una simile farsa, può dar torto al ministro elvetico degli Esteri, Micheline Calmy-Rey quando dice che “quella uscita dall'Ocse dopo il G20 di Londra è una lista “politica” ”. Un chiaro e presente, seppur indiretto, riferimento al fatto che piazze come Hong Kong e Macao non hanno impedito la presenza della Cina nella lista bianca, così come le Isole del Canale ed i trust londinesi non hanno impedito quella del Regno Unito e alcune isole caraibiche ed il Delaware quella degli Usa. Secondo Berna ci sono stati criteri diversi, insomma, da quelli usati ad esempio per Svizzera, Austria, Lussemburgo. Possiamo dar torto alla ministra? Io dico di no!! Il segretario generale dell'Ocse Angel Gurria, durante la conferenza stampa tenuta al termine dell'incontro con il commissario europeo responsabile della fiscalità e delle dogane, l'ungherese Laszlo Kovacs, ha avuto anche il coraggio di parlare di “un passo importante”. Ma per chi? Per gli evasori di mezzo mondo che adesso sono a posto anche da un punto di vista legale ed etico con i loro soldi depositati nei paesi off-shore caraibici. Che possiamo dire? Che forse hanno ragione i lavoratori di mezzo, già derubati, quando incendiano le piazze al grido “non pagheremo la vostra crisi”. Se la crisi è di tutti dobbiamo pagarla tutti e uscirne tutti insieme. Caro signor Presidente Obama, su questa testata molto ben voluto e guardato con speranza, il suo primo intervento globale è stato, a voler usare un eufemismo, timido. Forza, anche tenendo conto delle resistenze delle lobby, si può fare di meglio.
Yes, We Can..
Massimo Bencivenga |