Settembre 2008-la Crisi. Come siamo messi due anni dopo?
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Settembre 2008-la Crisi. Come siamo messi due anni dopo?

Due anni fa falliva Lehman, e non Goldman, mettendo il mondo dinanzi alla Crisi. Come è oggi la situazione..

Settembre 2008-la Crisi. Come siamo messi due anni dopo?

Due anni fa, il 15 Settembre del 2008, i telegiornali della sera mostrarono i trader, gli analisti, i managing director della Lehman Brothers uscire a capo chino e con pacchi in mano dalla sede centrale della grande banca d’affari.
Improvvisamente il re era nudo, la crescita basata sul debito portava qualche nodo al pettine, la situazione non era come gli imbonitori economici ci avevano prospettato, era ben diversa.
Qualche altro grosso istituto della Finanza crollò mentre qualcuno, come Goldman Sachs, potendo contare sulle sue entrature nel governo Bush, scelse di far pagare, con il benestare del Bankster della Fed Ben Helicopter Bernake, la sua scellerata politica finanziaria ai contribuenti americani.

L’effetto crisi ha avuto il merito di eliminare una pericolosa concorrente di Goldman Sachs.
Perché Lehman fu fatta fallire e Goldman fu salvata? Misteri politici, finanziari e massonici.
Dalle banche si passò agli Stati.
L’Inghilterra, anche per colpa del quasi default dell’Islanda, quest’ultima additata a modello (pensate un po’ di chi ci fidiamo e chi ci dice le cose) economico nel 2007, sta affrontando una seria crisi dovuta a cittadini oltremodo indebitati.
Per l’Irlanda vedasi la sua quasi omonima Islanda, da nuova terra per informatici e biotecnologi rischia di ridiventare la verde Irlanda delle pecore e delle capre.
In forte difficoltà anche i nuovi arrivi nell’Eurozona come Romania e, soprattutto, Ungheria.
Nel bel paese gli imbonitori di Stato sono andati avanti per mesi a dire (nel mondo interconnesso badate bene!) che la crisi non ci avrebbe sfiorati, salvo poi dire che ne siamo usciti meglio degli altri.
E salvo poi, pressanti dai conti dell’Unione Europea, e con la paura di fare la fine della Grecia, operare una manovra, correttiva, aggiuntiva, chiamatela come volte, che con molta probabilità non resterà isolata.
E questi sono i fatti.
 Dopo il crac gli economisti hanno fatto a gara a trovare i bug nel sistema, bug che gli stessi erano stati incapaci (?) di vedere e prevedere.

 

 

Il nostro prode Giulio Tremonti che si arroga il diritto di dire “io, e solo io, l’avevo prevista perché sono il migliore ed il più intelligente, ben più di quel massone e lobbysta di Goldman Sachs che si chiama Mario Draghi che vorrebbe farmi le scarpe” dovrebbe spiegare perché lui la crisi l’ha capita solo un momento prima e non mentre faceva, ingigantendo il debito pubblico italiano, le finanziarie creative ad uso e consumo del padrone.
Debito pubblico italiano che è, ad oggi, forse il principale problema ed ostacolo al rilancio dell’Italia.
Se provassimo, tra l’altro in modo molto impopolare, a ridurlo drasticamente paralizzeremmo il paese; non facendo niente le cose non potranno che peggiorare.
Occorrerebbe agire di fino.

Gli economisti che vanno in tv, gli stessi che ci hanno cacciato in questa crisi o che non hanno saputo prevederla, remano contro tutto ciò che non sappia di neoliberismo (no nazionalizzazioni, non dazi, etc).
Tra quelli più in vista, tra le Rockstar dell'Economia, solo Nouriel Roubini, caro Giulio Tremonti, ci aveva avvisati in tempi non sospetti.

Nouriel Roubini, un ebreo giramondo che nelle sue peregrinazioni si laureò alla Bocconi, fu criticato e chiamato Mister Doom, Signor Catastrofe.   

 

 

 

Qualcuno, più eretico, pensa che dovremmo riconsiderare, al ribasso, il nostro stile di vita. E poi ci sono le teorie sulla decrescita felice e conviviale come Serge Latouche, buone, ottime anzi, ma difficilmente applicabili, o perlomeno non in presenza della “teoria del debito” che abbiamo eletto a dogma e stile di vita.

Piccola digressione.
Ai miei tempi alle superiori si rimandava a Settembre, adesso ti appioppano un debito; così incominci ad entrare nell’ottica che sei in debito.

Occorrerebbero riforme strutturali tese però a restituire più potere d’acquisto e non a toglierglielo ancora con la scusa della mobilità e flessibilità, che serve solo alle imprese e non al paese in senso lato. Riforme che i governi autoreferenziali in Italia non vogliono affrontare.  

Se dobbiamo uscirne tutti insieme, e non c’è altra alternativa, a meno non si voglia considerare alternativa il caos e la guerra civile, occorre ridistribuire meglio la ricchezza nel privato ed evitare sprecopoli nel pubblico.
A metà dei settanta un Ad guadagnava 30-40 volte lo stipendio dell’ultimo operaio, adesso siamo sull’ordine delle 200-300 volte. Più bonus.

Indipendentemente dai risultati.

Considerazioni finali. A due anni dalla crisi siamo messi peggio dell’anno scorso.

Massimo Bencivenga

*il termine bankster sta per Banker e Gangster

 
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