Subprime, un anno dopo
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Subprime, un anno dopo

Profumo dei soldi. Inquietanti parole del miglior banchiere italiano

Subprime, un anno dopo

Lei è un banchiere e guadagna più di 9 milioni di euro l'anno. Tremonti chiede sacrifici alle banche e vuole tassare gli stipendi alti. Non si sente un po' preso di mira?
"Il ministro Tremonti esprime un sentire diffuso su cui dobbiamo interrogarci. Perché in Italia le banche hanno cattiva reputazione? Non guadagniamo più che in molti altri paesi, abbiamo un carico fiscale un po' più alto e abbiamo ridotto i nostri margini unitari a favore dei consumatori. Eppure non siamo riusciti a far passare uno solo di questi messaggi".

Intende dire che è un fatto di immagine?
"No, perché ci piaccia o non ci piaccia abbiamo venduto i bond Parmalat, i bond Cirio, i bond Argentina. E questa è una cosa di sostanza, anche se tecnicamente non sempre e non tutto era sbagliato".

Neanche la vendita dei derivati finanziari?
"Abbiamo fatto degli errori e s non lo ammettessi farei la figura del fesso. Dopodiché se mi chiede: 'Li avete fatti sapendolo?', la mia risposta è no. Quello che non tollero e che si insinui la cattiva fede. È una cosa che mi fa innervosire veramente molto".
 

Se a fare queste affermazioni fosse stato un direttore di banca di una filiale di un paesino ci si potrebbe anche passare su. Il guaio è che si tratta di Alessandro Profumo, ossia del dirigente formatosi alla Bocconi e alla McKinsey, dell’uomo unanimemente, e mediaticamente, considerato il deus ex machina della finanza italiana, il guru delle banche d’assalto italiane alla conquista delle colleghe europee, l’icona stessa del più grande gruppo bancario italiano.

La fonte è L’Espresso e a parlare è Alessandro Profumo.

Questa persona dice pressappoco: “Non sapevamo cosa stavamo vendendo”.

O lo sapevate molto bene e adesso che la bolla vi è scoppiata in mano cercate delle giustificazioni.

A un leader non è richiesta la navigazione a vista, ma una rotta sicura.

Un esecutore di ordine può non sapere, ma non chi detta l’ordine.  

In altri campi, in altre situazioni, in altri paesi affermazioni del genere avrebbero stroncato ben più di una carriera.

Altrove. 

Dal momento che in Italia l’editoria, ma non solo, dipende dalle banche, la spirale di mezze bugie o mezze verità viene edulcorata o inasprita a seconda dei casi.

E delle persone.

Lui s’innervosisce se i clienti attentano alla sua buona fede, ma lui, in buona fede, ha attentato ai loro risparmi.

Draghi, Bazoli e Profumo un annetto fa dissero che l’Italia sarebbe stata al sicuro.

Non è stato così e Unicredito è la più esposta…

A chi dobbiamo credere..?

 

                                                                             Massimo  Bencivenga

 
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