Obama ha vinto, adesso deve metter su la squadra, la nuova squadra, quella che, come si dice in gergo dovrà lavorare non per far rieleggere il Presidente, ma per farlo entrare nella Storia. Negli Usa si dice che durante il primo mandato si lavora per la rielezione, nel secondo per la Storia. come vorrà essere ricordato Obama? Come l’uomo che ha terminato (?) Osama Bin Laden? O come l’uomo che non è riuscito a far uscire l’America dal baratro finanziario. Chi sarà il nuovo Capo dello Staff? E il nuovo segretario all’economia? La prima casella che va riempita è quello che verrà lasciata da Hillary Clinton.
Chi sarà il 68° Segretario di Stato degli Usa? In pole position ci sarebbero John Kerry e Susan Rice, le loro candidature però non sono affatto granitiche. John Kerry, che diede a Obama l’onore del Keynote Speech nel 2004, sembra in pole, ma la paura è quella di perdere poi il seggio da lui detenuto al Senato. I Democratici non vorrebbero una elezione anticipata in Massachusetts, ora che Elizabeth Warren ha riconquistato quello di Ted Kennedy. In altre parole, il problema principale è che nominando Kerry Segretario di Stato si renderebbe necessaria una elezione straordinaria per riassegnare il suo seggio al Senato, e in molti temono che in questo caso si rifarebbe avanti Scott Brown, il repubblicano che nel 2010, sempre in una elezione speciale, espugnò fortunosamente il seggio del defunto Ted Kennedy. Brown martedì è stato faticosamente sconfitto dalla Obamiana Warren come detto, ma ha pur sempre preso molti più voti di quando è stato eletto, ed ha subito dichiarato di essere pronto a riprovarci. Le quotazione di Susan Rice, attuale ambasciatrice Usa all’Onu, sono un po’ in ribasso dopo il brutto fattaccio di Bengasi. E allora? Alcuni rumors parlano di un nome vecchio e a sorpresa: Colin Powell, già Segretario di Stato nella prima amministrazione G.W.Bush, aveva la nomea, tra tanti falchi, di essere una colomba. Primo afroamericano a ricoprire l’importante carica.
Al Tesoro, dato per certo ormai l’abbandono di Timothy Geithner, si è alla ricerca del sostituto. Voci abbastanza insistenti danno in pole Jacob Lew, attuale capo di gabinetto della Casa Bianca, politico di lungo corso, con esperienza anche con Bill Clinton come capo della squadra per la negoziazione del budget del 1997. Più remota la possibilità che Obama possa scegliere un uomo delle imprese, tipo qualche Ceo di una grande società. Nomi quali Sheryl Sandberg di Facebook, Eric Schmidt di Google o Larry Fink di BlackRock. Questa strada non sembra percorribile, adesso più di quattro anni fa c’è bisogno di qualcuno come Geithner che sia addentro al sistema e protegga il Presidente dai mercati e da Wall Street. Uno come Jacob Lee andrebbe bene alla finanza e forse anche ai repubblicani. Va detto che Obama, che pure non è stato molto duro con il mondo delle banche è stato un po’ abbandonato dalle stesse che gli avrebbero preferito, in ragione di uno a quattro stando ai finanziamenti, il mormone Mitt Romney. Un altro nome che circola con una certa insistenza è quello di Erskine Bowles, già capo dello staff della Casa Bianca ai tempi di Bill Clinton e recentemente copresidente (assieme al repubblicano Alan Simpson) della commissione che l'anno scorso lavorò al possibile compromesso sull'emergenza fiscale.
Altra casella da riempire è quella alla Difesa. Leon Panetta, l’attuale segretario alla Difesa e capo della Cia nella notte di Osama, vorrebbe dir basta alla sua carriera pubblica. Chi al suo posto? Anche qui potrebbe concorre uno come Colin Powell, dal momento che vorrebbero lasciare la Difesa a un repubblicano. Altre piste portano a Ashton Carter, già vice di Panetta, oppure a Chuck Hagel, ex-senatore repubblicano, milionario, veterano del Vietnam, insignito di due Purple Hearts, spesso in contrasto con George W. Bush ai tempi della guerra al terrore. Qualcuno pensa anche a Michèle Flounoy, ex-sottosegretario al Pentagono ed esperta di questioni strategiche, amica degli Obama, nel caso sarebbe la prima donna a guidare la Difesa Usa.
Se Leon Panetta non vuole (almeno a parole) avere più niente a che fare con gli intrighi di Washington, l’Attorney General Eric Holder, vorrebbe eccome restare a capo della Giustizia. Ma con molta probabilità gli chiederanno un passo indietro. In questi anni ha gestito il Dipartimento alla Giustizia andando spesso in conflitto con i repubblicani, Obama al momento vorrebbe una tregua. E allora chi al posto di Eric Holder? Si parla della tosta Janet Napolitano, attualmente a capo del Department of Homeland Security. Un altro nome che circola nell’entourage è quello di Deval Patrick, Governatore del Massachusetts e figlio del musicista Laurdine “Pat” Patrick, è un laureato in legge all’università di Harvard ed è anche lui molto intimo degli Obama. Di lui si dice che abbia delle ambizioni Presidenziali, il ruolo, se ben sfruttato, potrebbe dargli la giusta visibilità a livello nazionale e internazionale.
Abbastanza certo è anche l’abbandono di Ken Salazar agli Interni. Si pensa di premiare qualche politico dell’Ovest dal momento che uno dei compiti principali del Segretario all’interno è la gestione delle terre federali nel West, laddove non pochi Governatori erano e sono insofferenti al Governo Federale. Una situazione che va gestita con tatto. Salazar, tanto per dire, è del Colorado. Per il Segretario agli Interni si fanno i nomi di Dave Freudenthal, ex Attorney e ex-governatore del Wyoming, e del senatore del North Dakota, Byron Dorgan, politico di lungo corso, esperto in affari indiani ed ex manager nel settore aerospaziale.
Lascerà anche Steven Chu, l’uomo a sorpresa di Obama quattro anni fa. Premio Nobel per la Fisica, grande fautore della ricerca sulle rinnovabili, il Segretario all’Energia non ha convinto del tutto e sarà sostituito. Da chi? Si fa il nome di Cathy Zoi, ex-Ceo dell’Alliance for Climate Protection di Al Gore. Ha lavorato anche per la Soros Fund Management.
Pronti a lasciare gli incarichi sarebbero anche l’attuale Segretario al Commercio Ron Kirk, unico repubblicano della prima squadra di Obama, che potrebbe essere sostituito da Ken Salazar, titolare degli Interni. Ken Salazar sembrerebbe in lizza per l’incarico con Olympia Snowe.
Quasi sicuri gli abbandoni di Tom Wilsack, attuale Segretario all’Agricoltura, e di Lisa Jackson, titolare dell’Ambiente. Vanno poi nominati in vari consulenti scientifici, militari (da scegliere con cura visto l’affaire Petraeus e gli trascichi dello stesso che non accennano a fermarsi) ed economici, dove dovrebbe essere riconfermato Alan Krueger.
Tutto fatto? No, manca il potente Capo di Gabinetto. Se Jacob Lew non va all’Economia ci sono buone possibilità che venga riconfermato lui. Altrimenti, per questa figura essenziale per il funzionamento della macchina dell’amministrazione, si fanno i nomi di Tom Donilon, l’attuale National Security Advisor, che però ha fatto sapere di voler restare dov’è; di Ron Klain, attuale capo staff di Biden, e che ha partecipato attivamente alla fase preparatoria dei dibattiti presidenziali; e infine di Tom Daschle, ex-capogruppo democratico al Senato, che conosce bene “The Hill”, il Congresso, e che potrebbe risultare utilissimo in una fase di turbolenti negoziati parlamentari. Un uomo paludato adatto alla giungla e agli intrighi di Washington.
Tutto fatto? No, perché mancano gli ispanici. Sono abbastanza sicuro che Obama vorrà premiare il popolo ispanico, decisivo per la sua rielezione, dando a un loro rappresentante un incarico di rilievo. Ma quale? E a chi? Troppo facile dire Julian Castro, che però forse vorrebbe continuare a fare il sindaco di San Antonio, prima di lanciarsi in proprio e provare a diventare il primo ispanico Presidente degli Stati Uniti d’America.
Massimo Bencivenga
|