Passate ed archiviate che sono le dimissioni di Aldo Brancher, sul cui nome la maggioranza rischiava seriamente di avvitarsi, il prossimo bersaglio del premier Silvio Berlusconi potrebbe essere il suo amico (?) all’economia, Giulio Tremonti. Luglio si prospetta un mese molto hot per il premier, e non mi riferisco al caldo meteorologico. Sistemata la pratica Brancher, che se non sta attento finirà in galera per fare un nuovo, ennesimo favore al suo padrone, il premier punta dritto a ciò che gli sta a cuore: le leggi che devono tenerlo lontano dalle aule di un Tribunale. Dimissioni che sono un regalino a Napolitano.
L’uomo del Colle si è sentito preso in giro da Berlusconi e Letta? Ed ecco che subito Silvio gli concede la testa di Brancher in cambio di una qualche concessione sulle intercettazioni.
Il tutto mentre Fini e Bocchino spacciano per una loro vittoria il caso Brancher. Sveglia camerati! Berlusconi non se ne frega di voi! Vuole solo evitare un altro muro contro muro con Napolitano. Napolitano però dovrebbe sentirsi preso in giro anche per un’altra questione: il ministero vacante di Claudio Scajola. Berlusconi promise al Capo di Stato un nuovo ministro al posto di Scajola in, al massimo, una settimana. Sono due mesi che tiene per sé l’interim. In quel ministero c’è una settore che sta molto a cuore al Premier, quello del Comunicazioni, affidato al fido Paolo Romani. Magari domani Napolitano si sveglierà storto e chiederà subito un ministro, ma intanto..
Luglio è anche il mese della manovra economica correttiva. E nonostante i proclami qualche scontro tra il Premier e il titolare del Dicastero, Giulio Tremonti, esiste. Non fosse altro perché il fido Bonaiuti si è affrettato a ribadire: “Sulla manovra nessun attrito con Tremonti. La collaborazione tra il presidente Berlusconi e il ministro Tremonti si basa su una solida amicizia e sulla condivisione totale dell’azione di governo..bla bla”. Se non c’è attrito che bisogno c’è di dire “non c’è attrito”.
In realtà l’attrito, tra Berlusconi e Tremonti, c’è eccome. Tremonti non ha mia fatto mistero di volersi candidare al dopo-Berlusconi, e già questo pensare a dopo di lui fa toccare ferro il Berlusca, ma quello che lo fa davvero inviperire è l’attenzione (tardiva) ai conti; un rigore che l’Europa e il mondo chiede all’Italia e che Berlusconi è restio ad accettare. Perché? Il perché è da ricercarsi nella parolina magica per un politico: consenso.
Una manovra rigorosa minerebbe il consenso del premier in quanto andrebbe, nolente o volente, a “mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Ed è quello che non vuole. Perché?
Vi invito a dare una occhiata ad alcune date. La legislatura dovrebbe esaurirsi nell’Aprile del 2013, il mandato di Napolitano scade nel Giugno del 2013. Una perdita di consenso renderebbe più lontano il sogno del Premier di succedere a Napolitano. E scampare definitivamente alle aule.
Per realizzare quel sogno è disposto a spingere in un angolo Tremonti e mettere al suo posto uno yesman più accondiscendente verso i desiderata dell’egoarca di Arcore. Dopotutto lo fece già con Domenico Siniscalco. E sbagliò. Il professore si dimostrò ancora meno flessibile, ma i numeri sono numeri, del commercialista di Sondrio.
A rendere il tutto più complicato per Tremonti c’è il suo rapporto "complicato" con larga parte dell’esecutivo, Brunetta in testa. Ma neanche con Letta o Alfano le cose vanno bene.
Giulio ama vedere i ministri chiedere a capo chino qualche spicciolo in più a lui. Con questo sistema sta tessendo amicizie ed alleanze. Ma anche rancore e malcontento.
E non passa inosservato il suo attivismo in campo finanziario e bancario. Insieme a Vittorio Grilli (l’economista che vorrebbe a capo della Banca d’Italia, dopo Mario Draghi, e con lui premier), il direttore generale del Tesoro ( poltrona che è stata anche di Draghi e Siniscalco), ha piazzato dei colpi mica da ridere come la nomina di Giovanni Gorno Tempini, exJp Morgan, alla guida della Cassa Depositi e Prestiti, o come l’elezione di Andrea Beltratti a presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo.
Beltrattti è un ex-allievo di Grilli a Yale, dove Grilli aveva una cattedra. Beltratti è un misconosciuto nel mondo delle banche. Neanche Giovanni Bazoli sapeva chi fosse questo Beltratti, eppure Grilli e Tremonti sono riusciti ad imporlo.. Due poltrone molto ambite. Mussolini fu destituito il 26 Luglio. Sarà un luglio duro anche per il premier?
Il 29 si vota sulle intercettazioni. Un altro scontro con il Quirinale?
Massimo Bencivenga
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