Il FT attacca Monti; Cosentino ricatta il Pdl; Bersani e il rebus Senato. Che caos!
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Il FT attacca Monti; Cosentino ricatta il Pdl; Bersani e il rebus Senato. Che caos!

Le elezioni si avvicinano, ma la matassa anzichč districarsi mostra nuove volute. E chissą che altro ancora verrą fuori da qui a un mese

Il FT attacca Monti; Cosentino ricatta il Pdl; Bersani e il rebus Senato. Che caos!

 

Tra poco più d’un mese andremo a votare. I sondaggi, che vanno presi con le pinze, “narrano” di un centrodestra in grande rimonta e di un Pd già un po’ isterico, al punto che avrebbe chiesto al gruppo politico capeggiato da Ingroia di non correre in alcune regioni, e segnatamente in Campania e in Sicilia che, insieme a Lombardia e Veneto, saranno decisive nel dare o meno la possibilità a Bersani di governare da solo; o meglio con Vendola.

Senza la maggioranza al Senato, con il nostro bicameralismo perfetto, il rischio di impasse e forte. Fortissimo. A meno che Bersani non tenda la mano a qualcuno.
E cioè a Mario Monti. Il prof ha rotto gli indugi, ha fatto una sua lista, sta facendo dei distinguo intorno a cose (IMU, redditometro, riforma Fornero ed altro) su cui solo qualche mese fa sarebbe stato a dir poco tetragono. Ma, si sa, un conto è essere un algido tecnico, ben altro un politico in cerca di consenso. Consenso che, al momento, appare piuttosto tiepidino, siamo intorno al 15%, ma i politologi dicono che la sua Lista, più che crescere di suo, erode consensi ai suoi alleati Casini e Fini. E come dar torto? Pescano all’interno o quasi dello stesso bacino, ma mentre Monti (checché se ne dica) potrebbe anche rappresentare il nuovo, i due, Fini e Casini, sanno di stantio e di vecchio modo di fare politica.

E’ di queste ore poi un feroce attacco del FT (Financial Times) versus Mario Monti scrivendo non è l'uomo giusto per guidare l'Italia. 

Il centrodestra recupera, dicevamo, ma mentre scrivo ancora non si sa chi sarà il candidato premier. Berlusconi? Maroni? Alfano? Tremonti? Sino a qualche anno non c’era, da quelli parti, alcuno se non l’uomo di Arcore; adesso lo stesso maschio alfa è costretto a giocare la partita nazionale con un doppio scacco matto, uno esterno e uno interno, a metterlo in ambasce. Quello esterno è rappresentato dalla Lega, che vuole pesare di più nella coalizione. Lo scacco interno è incarnato nelle fattezze di Nicola Cosentino, che non vuole fare né un passo indietro né tantomeno uno di lato. Nicola Cosentino da Casal di Principe vuole un posto in Paradiso, senza se e senza ma. E che non sembra affatto intenzionato a seguire il sacrificio che pure hanno fatto gente come Dell’Utri e Scajola e, a quanto pare, anche Marco Milanese. Senza Cosentino il Pdl rischia di perdere molto in Campania; con Cosentino rischia di perdere altrettanto in tutta Italia, semplicemente perché il partito non è riuscito a gestire al meglio una situazione per certi versi imbarazzante, e non è riuscito nell’operazione pulizia che tanto stava a cuore al Cavaliere e al segretario Alfano, che uscirebbe ancora una volta sconfitto nell'ennesimo braccio di ferro. Anche l’altro campano, Papa, non è proprio entusiasta di essere messo fuori. Il rischio concreto è, come detto, che si conquisti la Campania, peraltro una regione tossup per dirla all’americana, ma che si perdano voti al Nord per effetto di queste regalie ai politici del Sud.

Su una cosa Berlusconi si sta dimostrando molto smart. Mentre Monti e Bersani da un po’ non si attaccano sul serio (e solo Bersani ha detto io so cosa sono: sono alternativo a Berlusconi), l’uomo di Arcore ha capito che può erodere consensi facendo passare per i cattivoni della situazione non solo i rossi (vecchio refrain), ma anche Monti, non mancando di dipingerlo come uno asservito alla Germania e assoldato da chissà quali poteri occulti che attenderebbero ai soldi degli italiani. Mente spudoratamente su alcune cose (IMU, redditometro e altro), ma la cosa, per ora, sembra fargli gioco.

In conclusione, per adesso, nessuno tra Bersani, Monti e Berlusconi (o chi per lui) può ridere. E nemmeno sorridere. Sorriso che possono concedersi Ingroia e Grillo, gli attuali e verosimilmente i veri vincitori, se non altro morali, di una tenzone elettorale che si presenta difficile e niente affatto definita né definitiva.

Massimo Bencivenga

 

 
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