L'acclamazione di Berlusconi e il futuro...
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L'acclamazione di Berlusconi e il futuro...

Ovviamente Berlusconi, al pari di alcuni Papa, è stato acclamato a capo del partito. Ha parlato tanto, ma non della sua successione

L'acclamazione di Berlusconi e il futuro...

Una volta, Giovanni Paolo II eliminò la consuetudine e la possibilità, si poteva accedere al soglio pontificio “per acclamazione”; in pratica tutti i cardinali, all’unisono e guidati dalla sapienza dello Spirito Santo, nel chiuso del conclave indicavano spontaneamente una persona, ovvio che la persona poteva rifiutare. Qualcosa del genere è andato in scena anche al primo congresso del Pdl. Non c’è stata votazione per Silvio Berlusconi, si è trattata di un’acclamazione. Ovviamente non ha rifiutato. Il partito Forza Italia, l'ex partito di palstica, è confluito in una nuova formazione comprendente anche Alleanza Nazionale.

In realtà entreranno nel partito nuovo, il Pdl, anche altre formazioni minori. Sono stati coronati due sogni: il sogno del premier e degli aennini. Silvio Berlusconi, sin dal 1994, sognava di guidare un grande, ed unico, partito di destra, un partito moderato e moderno. Fini e i suoi, dalla storica svolta di Fiuggi, hanno sempre fortemente desiderato affrancarsi dal termine “fascismo”. Passo dopo passo ciò è avvenuto. Fini è presidente della camera, ruolo istituzionale mai ricoperto da nessun “fascista” dalla fondazione della repubblica, e adesso, nel nuovo contenitore politico gli aennini avranno un peso sempre maggiore. Almeno in teoria. La svolta per gli aennini è più semantica, se mi passate il termine, che operativa. Nel nuovo partito potranno dire la loro senza essere preventivamente accusati di essere i discendenti politici di.. Nella politica dell’immagine questo ha un suo peso. Il discorso del premier è stata la solita apologia, le solite stoccatine alla minoranza, le solite frasi che abbiamo sentito negli anni, nei congressi e nelle campagne elettorali. Un inno alla gioia e all’ottimismo. Non è mancato, e ultimamente non manca mai, il solito accenno alle “mani legate” del premier ed alla Costituzione che permette ciò, e che pertanto va modificata. L’obiettivo, non espresso ma neanche celato, del premier è il Colle, la presidenza della Repubblica. Con ben altri poteri. Anche questo è un vecchio pallino, andatevi a sentire i discorsi del 1994. Per ciò che concerne l’organizzazione del partito le cose saranno ripartite nel seguente modo: 70% a quelli di Forza Italia e 30% al resto, ossia agli aennini. Unica deroga, forse, è per i giovani che potrebbero essere affidati agli aennini. Non è dato sapere il destino dei circoli dei vari Dell’Utri e Brambilla, né quelle delle fondazioni, dei pensatoi e delle scuole di partito. Un primo rapporto di forza si è già visto con i coordinatori nazionali: Sandro Bondi e Denis Verdini espressioni di FI, Ignazio La Russa per An. E così sia. Per motivi precauzionali non si è parlato di eventuale successione. Sono in tanti, troppi e meno se ne parla meglio è. Tremonti farebbe carte false per succedere al premier, che magari lo ha promesso a Fini, ieri non c’era alla pari di Schifani, ma se sulla fedeltà di Schifani ci si potrebbe scommettere l’assenza di Fini è "sospetta". Magari il premier se ne potrebbe uscire tra quelche anno con un “Ci vuole un giovane o una donna”. Non è il profilo di Fini. Viceversa comincerebbero ad affilare i coltelli i vari Alfano, Lupi e le Gelmini, Prestigiacomo e Carfagna. Alla fine potrebbe spuntarla Franco Frattini. Difficile un aennino. Nella foto di gruppo erano in tanti dietro di lui: in prima fila le ministre, Mattioli, il socialista Brunetta, il comunista Bondi, il democristiano Rotondi, l'esponente di Comunione e Liberazione Formigoni. Tutti insieme a cantare. Questo all’estero viene chiamato Berlusconismo. La sinistra? Compagni coltelli in un autolesionistico tutti contro tutti. Il Pdl può aprire una lunga stagione politica.

                                                               Massimo    Bencivenga

 
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