Intorno alla metà di febbraio, l’11 per i pignoli, arriverà nei cinema italiani Senna, un film-documentario sul campione brasiliano di Formula 1 scomparso un maggio di 16 anni fa. Recentemente l’allenatore dell’Inter, Leonardo, ha paragonato la sua squadra al campione carioca; non è una operazione di marketing, il paragone è figlio della venerazione che i connazionali provano, ancora oggi, nei confronti di Ayrton. E poi, a ben vedere, Ayrton Senna e Leonardo potrebbero passare per fratelli o cugini. Entrambi figli del Brasile bene, dei wasp del sudamerica, della intellighenzia, della buona borghesia, come Kakà del resto; entrambi potevano diventare dottori o ingegneri, entrambi scelsero lo sport. Ma com’era Ayrton Senna?
Ayrton Senna era l’uomo della pioggia. Fu una pioggia torrenziale a rivelare al mondo dei motori quel brasiliano dall’aria triste, ma con una determinazione feroce quando si calava in una monoposto. Successe a Monaco nel 1984, sotto un autentico nubifragio la Toleman del brasiliano scappava via come un razzo, Ayrton era secondo ed in rimonta sul primo (Alain Prost il suo storico rivale) quando la gara venne sospesa per pioggia. Senna anche in seguito fu sempre un fulmine con la pista bagnata, e converrete con me che il polso di un comandante di nave di vede nella buriana. La prima vittoria, con la Lotus, arrivò sotto un altro diluvio.
Ayrton Senna era l’uomo delle Pole. Tante le pole in carriera, ancora adesso ne detiene il record in percentuale (che poi è quella che conta capito Michael Schumacher!). Negli anni alla McLaren soleva uscire per ultimo, allo scadere del tempo, con la pista quasi deserta e zac! Piazzare la zampata. Ayrton Senna e gli altri. Senna ha fatto in tempo a correre con l’ultimo Niki Lauda, un vero e proprio totem per i ragazzi anni ’70 e ’80, e ha visto anche le prime affermazioni del nuovo leone della Formula Uno: Michael Schumacher. Ha avuto per avversari gente forte ( gli anni ’80 sono ruggenti anche per le sfide sportive cosa credete?), affermata. Ha rivaleggiato da avversario e da compagno di team con il francese Alain Prost, il professore francese che in quegli anni tolse a Jackie Stewart il record di vittorie in Formula Uno; in Brasile aveva per rivale Nelson Piquet, istrionico, guascone ed aperto tanto quanto Senna era taciturno e professionista; e poi il maverick del circuito, il cavallo pazzo Nigel Mansell, uno che non volevi mai trovarti dalle parti del tubo di scappamento.
Ayrton e le donne. Ad un certo punto cominciò a circolare la voce che fosse gay. Ancora oggi c’è una, Adriane Galisteu, che, nonostante una vita da soubrette e da wags (cosa credete ci sono anche in Sudamerica e nella Formula Uno), è conosciuta e vive di luce riflessa solo per essere stata “l’ultima fidanzata di Ayrton Senna”. Un po’ come Nathalie Caldonazzo con Massimo Troisi.
Ayrton Senna e la religione. Era molto religioso, portava sempre una Bibbia con sé.
Ayrton Senna e i miracoli. Forse parlare di miracoli è un po’ eccessivo, forse no, fatto sta che si favoleggia di un bambino riscossosi dal coma all’udire la voce del suo idolo: Ayrton Senna. Ayrton Senna e le sfide. Memorabili quelle alla McLaren con il rivale Alain Prost, per due volte il mondiale si concluse con una collisione, voluta, da uno dei due. Una volta per uno. Come i titoli assegnati dopo gli incidenti, negli anni di grazia 1989 e 1990.
Ayrton Senna e quel week end a Imola. In quel week end la morte si prese lo sfizio di fermarsi dalle parti di Imola. Un fine settimana maledetto con l’incidente a Barrichello il venerdì e la morte di Roland Ratzenberger il sabato. Gran parte di quello che successe quel maledetto 1 maggio 1994 è ancora per certi versi avvolto nel mistero. Senna con molta probabilità non voleva correre quella gara, avvertiva qualcosa di sbagliato nella macchina, un elemento deviato, oscuro.
Quasi che quella monoposto fosse stata costruita proprio per essere il suo sarcofago. Sento delle instabilità diceva, la macchina non è equilibrata. Il giorno prima, durante un giro di ricognizione, scherzando con la nuova tecnologia che permetteva ai piloti di parlare mentre guidavano, rivolse, incredibilmente, un saluto al mio amico Prost.
Se ne andò in pace rivolgendo il giorno prima, cosa mai fatta, un saluto in diretta al caro amico Alain Prost. Ayrton Senna, pilota e leggenda. Dall’11 Febbraio al cinema.
Massimo Bencivenga
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