Si è soliti dire che una morte prematura aiuta la fama, o che gli dei preferiscono gli eroi giovani, ed è per questo motivo che, tra i seduttori, il Don Juan è più amato di Giacomo Casanova, che morì vecchio, solo e senza donne. Agli inizi degli anni novanta gli dei del calcio si presero, senza farlo morire, Marco Van Basten e quelli dei motori uno chiamato Ayrton Senna. Intorno a suo nome e alla sua fine esiste una mistica e un’aneddotica pressoché infinita. Sembra che in vita fosse dotato anche poteri taumaturgici; un bambino uscì dal coma udendo la sua voce. E quello che successo quel maledetto 1 maggio 1994 è ancora per certi versi avvolto nel mistero. Senna con molta probabilità non voleva correre quella gara, avvertiva qualcosa di sbagliato nella macchina, un elemento deviato, oscuro.
Quasi che quella monoposto fosse stata costruita proprio per essere il suo sarcofago.
Se ne andò in pace rivolgendo il giorno prima, cosa mai fatta, un saluto in diretta al caro amico Alain (Prost), in realtà suo acerrimo nemico. Forse voleva andarsene in pace l’uomo rivelatosi in una giornata di pioggia al comando della Toleman, mica la Ferrari o la McLaren, mettendo in fila dietro di sé Piquet, Prost, Lauda.
Quella gara fu fermata ma l’unto del signore si era manifestato. Quale che sia la verità di Senna si parlerà sempre. L’ultima sua fidanzata prima ancora che con il suo nome, Adriane Galisteu, viene preceduta dal “l’ultima fidanzata di Senna”. Un nuovo Senna correrà molto probabilmente l’anno prossimo in F1, si tratta di Bruno, figlio della sorella del campionissimo brasiliano che sta provando con la Honda. Potrebbe soffiare il posto a Rubens Barrichello.
Non sembra avere il talento dello zio. Ma esiste, è mai esistito, qualcuno come Ayrton?
Massimo Bencivenga |