La vittoria mai considerata della pattuglia degli alpini alle Olimpiadi di Garmisch 1936
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La vittoria mai considerata della pattuglia degli alpini alle Olimpiadi di Garmisch 1936

Tra poco cominceranno le Olimpiadi di Sochi, e anche quest'anno i giornalai si dimenticheranno di citare Enrico Silvestri, Luigi Perenni, Stefano Sertorelli e Sisto Scilligo.

La vittoria mai considerata della pattuglia degli alpini alle Olimpiadi di Garmisch 1936

Tra poco più di un mese, esattamente a partire dal 7 Febbraio, si terranno a Sochi le Olimpiadi Invernali, i Giochi Olimpici Invernali numero XXII. Giochi che nasceranno all’insegna del terrorismo, e dei terrificanti attentati di Volgograd.
Due attentati che hanno messo paura alla zarina, nativa dell’ex Stalingrado, come di chiamava un tempo Volgograd, Yelena Isinbayeva. E che hanno giocoforza costretto Putin a intensificare le misure di sicurezza in vista dei Giochi. Il ricordo è lontano, ma nessuno vuole un nuovo Massacro di Monaco, e mi riferisco a ciò che successe alle Olimpiadi del 1972.

La valanga azzurra è chiamata a far meglio di Vancouver 2010, dove l’inatteso oro di Giuliano Razzoli mitigò, ma solo un po’, l’amarezza di una spedizione al di sotto della sufficienza.

Il nostro portabandiera sarà l’eterno Armin Zöggeler, il miglior atleta di sempre nello slittino, oro alle Olimpiadi di Salt lake City nel 2002 e a Torino 2006, bronzo a Vancouver 2010. Per lui sarà l’ultima chiamata di una carriera strepitosa e, come detto, senza precedenti nella disciplina.

Va detto che le prime Olimpiadi invernali furono quelle del 1924, si tennero a Chamonix, e il portavoce italiano fu un atleta del bob, Leonardo Bonzi. Va detto, per completezza, che il pattinaggio e l’hockey erano già stati inseriti nei programmi olimpici estivi delle olimpiadi di Londra 1908 e Anversa 1920.

Il primo oro arriverà però dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai giochi di St. Moritz del 1948. Arriverà per merito del fruttivendolo, lavorava proprio come fruttivendolo a St. Moritz pur essendo italiano, Nino Bibbia, morto quest’anno a 91 anni e che pertanto è rimasto nella Storia come primo italiano a vincere un oro olimpico. In che disciplina gareggiava Nino Bibbia? L’atleta s’impose nello skeleton, uno slittino con pattini d’acciaio sul quale cui si gareggia sdraiati, proni e con la testa rivolta a valle.

Urge una precisazione. Doverosa.
Alle Olimpiadi precedenti, disputate a Garmisch nel 1936, sotto l’occhio vigile del Fuhrer Adolf Hitler, vennero disputate per la prima volta anche gare del programma di sci alpino. Già, prima non erano comprese.

Ma a Garmisch 1936 successe anche altro.

Successe che la pattuglia militare degli alpini s’impose nella prova dimostrativa, e abbastanza impegnativa anche, che abbinava sci di fondo e tiro al bersaglio, con palloncini da colpire con colpi di fucile posti a 150 metri, ogni errore costava 3 minuti di penalizzazione. Una sorta di Biathlon, insomma.

Gli alpini italiani vinsero, ma trattandosi di una prova dimostrativa non possiamo dare a loro la primogenitura legale del primo oro azzurro in una olimpiade invernale.

Ma niente ci vieta di ricordare l’impresa.

E lo stiamo facendo.  
I nomi? Eccoli:
Enrico Silvestri (Capitano degli alpini)
Luigi Perenni (Sergente)
Stefano Sertorelli (militare di truppa)
Sisto Scilligo (militare di truppa) 

Mi piace ricordarli, perché quasi sempre vengono ignorati quando si parla di olimpiadi invernali. I giornalisti sportivi rievocano il solito pantheon nostrano fatto di: Gustavo Thoeni e Zeno Colò, Manuela di Centa e Paola Magoni, Alberto Tomba e Pierino Gros, Eugenio Monti e Erica Lechner (prima donna azzurra a conquistare un oro), Deborah Compagnoni e Stefania Belmondo. E altri ancora.

Ecco, ricordiamoci anche di Enrico Silvestri, di Luigi Perenni, di Stefano Sertorelli, di Sisto Scilligo, delle riserve e dell’allenatore.

 

Massimo Bencivenga 

 
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