Calciomercato 2013. Uno rapido sguardo ai trasferimenti record degli anni scorsi
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Calciomercato 2013. Uno rapido sguardo ai trasferimenti record degli anni scorsi

E di due secoli fa, perchè la carrellata include anche un trasferimento del 1893.

Calciomercato 2013. Uno rapido sguardo ai trasferimenti record degli anni scorsi

Terminata la Confederation Cup adesso tocca al Calciomercato solleticare la fantasia dei tifosi di calcio in astinenza.

C’è soprattutto Cavani a tenere banco. L’uruguagio è chiaramente insoddisfatto di Napoli, ambisce a una piazza più prestigiosa. E non è solo una questione di soldi. Qualora si facessero avanti il Monaco, l’Anzhi, lo Zenit sarebbe lui a essere reticente: Cavani vuole un ingaggio adeguato, ma anche una squadra forte, competitiva. Vincente.

Per una serie di motivi che non sto a elencare, le corteggiatrici di Edinson Cavani son rimaste in tre: Chelsea, Real Madrid e Manchester City. Lo scoglio principale è rappresentato da una clausola rescissoria di 63 milioni di euro.

Una clausola che, se pagata interamente, porterebbe il campione uruguagio al quinto posto tra i trasferimenti record di sempre, alle spalle di: Cristiano Ronaldo, dal Manchester United al Real Madrid per 94 milioni di euro; Zinedine Zidane, dalla Juventus al Real Madrid per 73,5 milioni di euro; Zlatan Ibrahimovic, dal Milan al PSG per 69,5 milioni di euro; Ricardo Kakà, dal Milan al Real Madrid per 65 milioni di euro. 

Per adesso la quinta piazza è occupata dal trasferimento record del 2013, quello di Radamel Falcao dall’Atletico Madrid all’ambizioso Monaco per 60 milioni di euro.

La questione Cavani comincia a somigliare al balletto per Maradona del 1984, una trattativa estenuante con il Barcellona, conclusa con l’allora trasferimento record di 13 miliardi e mezzo di lire. Stessa somma, grosso modo, le cose, sappiatelo, non sono mai molto chiare neanche in questo ambito, venne pagata nel 1987 per portare Gullit all’ombra della Madonnina.

Ma ci sono stati altri trasferimenti record? Certo che sì. Come dimenticare il recentemente scomparso Hasse Jeppson, che il Napoli prese dall’Atalanta nel 1952 per l’allora ingente cifra di centocinque milioni di lire. I tifosi del Napoli lo chiamavano 'o Banco 'e Napule (il Banco di Napoli).

Il record non durò moltissimo, perché il Milan, nel 1954, prese dal Peñarol il geniale Juan Alberto Schiaffino, Campione del Mondo 1950 con l’Uruguay, uno dei protagonisti dello tragedia del Maracanà, per circa 150 milioni di lire, il quindicinale Peñarol di Montevideo titolò: Terribile. Il Dio del pallone se n'è andato. Una perdita irreparabile.

La Grande Inter di Moratti padre cominciò a prender forma nel 1961, con l’acquisto di Luis Suarez, l’hombre che la Saeta Rubia Di Stefano chiamava “El Arquitecto”.
Suarez fu ceduto all’Inter per 25 milioni di pesetas, vale a dire 270-300 milioni di lire, all’Inter, la cifra più alta più alta spesa per l’acquisto di un calciatore. Il Barcellona, con i soldi della cessione di Suarez, completò lo stadio Camp Nou. Per dire un po’ la proporzione. Su Di Stefano mi faccio un appunto, perché mi sono ricordato di una cosa.

Il 1975 fu l’anno di Beppe Savoldi e del Napoli. L’attaccante arrivò sotto il Vesuvio, dove anni dopo avrebbe giocato anche il figlio, per un miliardo e mezzo più due calciatori. Una cifra totale vicina ai due miliardi di lire. Due miliardi e 50 milioni fu invece pagato Pablito Rossi.

Davvero altri tempi. Poi ci sono stati i trasferimenti di Lentini, si parlò di 64 miliardi di lire, sino alla decisa impennata della seconda metà dei novanta, quando le italiane, e l’Inter in particolare, la facevano da padrone. Basti ricordare l’asta per Ronaldo, Luis non Cristiano, o per Vieri. Anche il Parma (Marcio Amoroso) e la Lazio (Crespo, De la Pena e Mendieta) facevano delle follie, come pure la Roma, dove l’esempio più eclatante è Fabio Junior. Il nuovo Millennio ha invece visto spagnole e inglesi appropriarsi del calciomercato.
E così sarà per altro tempo ancora.

Ritorniamo all’appunto: ad Alfredo Di Stefano. Ci fu una querelle lunga tra chi, fra Real Madrid e Barcellona, dovesse garantirsi i servigi dell’asso argentino con ascendenze italiane, di Capri. La cosa finì in Tribunale, e un giudice, salomonicamente, stabilì: un anno ciascuno. Un anno al Real e uno al Barcellona. La squadra catalana, ritenendosi danneggiata, rifiutò il contentino.
E Di Stefano giocò solo per il grande Real Madrid, quello delle cinque Coppa dei Campioni consecutive, perdendo però l'occasione di dialogare con Lazslo Kubala.

Gli albori del calciomercato raccontano altre storie.
Nel 1893, il trasferimento record fu quello che portò William “Willie” Groves, punta scozzese nativa di Leith, dai West Bromwich Albion all’Aston Villa per la cifra di 100 sterline.

Il limite fu spostato più avanti nel 1904, quando Andy McCombie difensore scozzese lasciò il Sunderland per accasarsi al Newcastle al prezzo di 700 sterline.

Nuovo record per il Sunderland l’ano successivo, quando vendette Alf Common, attaccante inglese nativo di Mielfield, al Middlesbrough per 1000 sterline  

Questo record durerà di più. Per ben diciassette anni. Sarà infatti infranto, ma per ben due volte, nel 1922. I trasferimenti record furono di Syd Puddefoot, attaccante del West Ham al Falkirk per 5000 sterline; e di Warney Cresswell, dai South Shields al Sunderland per 5,500 sterline. Lo stesso calciatore passò poi all’Everton, nel 1927, per 7000 sterline. Un vero re di mercato, per quanto difensore.  

Andiamo un po’ in Sudamerica. Nel 1932, il River Plate spese l'equivalente di 23000 sterline per assicurarsi i servigi di Barnabé Ferreyra, detto La Fiera. Soldi ben investiti dal momento che detta Fiera riuscì a segnare 187 gol in 185 partite.

Insomma, buon calcio e buon calciomercato a tutti.

 

Bencivenga Massimo 

 
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