La data, bisogna ammetterlo, era stuzzicante. Non sempre si può festeggiare qualcosa come 11-11-11. Controcampo, da buon quotidiano sportivo, non si è lasciato sfuggire l’occasione di dare i suoi Top Player con il numero 11 sulle spalle. A vedere cosa sono riusciti a tirar fuori, mi verrebbe da pensare che o il giornalista non è molto competente in materia di sport, di calcio nella fattispecie, oppure che hanno guardato solo il numero di maglia, come credo peraltro, ma significa vedere quello che si vuole vedere.
Perché per me il numero 11 è uno come Eusebio o Bettega, degli attaccanti che partivano un po’ da lontano, ma degli attaccanti.
Certo, il modo di giocare si è evoluto, adesso l’11 sarebbe una seconda punta, un attaccante esterno in un tridente o, con una forzatura, un esterno di centrocampo, ma ho ugualmente notato delle storture. Ogni tanto i grandi giornali prendono degli abbagli mica da ridere. Andiamo un po’ ad analizzare la gallery, e i numeri 11 della stessa.
Maurizio Ganz. Ha portato, in qualche occasione, il numero 11, ma era un centravanti e non ha fatto i gol di Nicola Amoruso; la maglia poi è quella del Milan, indossata a fine stagione.
Romario. Era un 9, senza alcun dubbio. Sono queste le cose che mi hanno dato da pensare sulla competenza.
Boniek. Difficile da classificare, era, se proprio vogliamo dirlo, un 11 atipico che finì la carriera da mediano.
Il trio del Napoli. Onestamente devo capire ancora cosa c’entri il trio del Napoli con i numeri 11
Mario Corso. Ok con riserva, se l’11 dei suoi tempi era Gento allora lui era un 10. Ma questo lo posso accettare come 11.
Didier Drogba. No, no e no. E’un centravanti
Preben Larsen Elkjaer. Il danese volante lo ricordano ancora a Verona. E’ il primo 11 vero che ho incontrato nella Gallery.
Ryan Giggs. Ok anche sul gallese, che ha arretrato a centrocampo ma è stato e resta un formidabile 11
Zlatan Ibrahimovic. No, no, nooooo
Karl Heinze Rumenigge. Si, questo sì che era un 11 a tutto tondo.
Jurgen Klinsmann. Idem come sopra
Michael Laudrup. Un 10emezzo, ma non voglio essere troppo duro. Approvato.
Daniele Massaro. Massaro sta qui, come Ganz, perché il sito c’entra con la galassia mediaset.
Pavel Nedved. No, perché era un centrocampista.
Paolo Pulici. Forse avrebbero fatto meglio a mettere Graziani. Pulici, dei due, era il centravanti.
Gigi Riva. Il n°11 italiano per antonomasia.
Pietro Paolo Virdis. Ok anche per il sardo, un calciatore sopravvalutato.
Adesso la mia Top 11
Orsi. L’eroe dei due mondi, tecnica sopraffina, tiro mortifero. Primo mondiale giocato con l’Argentina, secondo con l’Italia. Fu suo il gol del pareggio nella finalissima, era tra gli artefici della Juventus dei cinque scudetti consecutivi
Lostau. La maquina platense aveva il grimaldello buono per ogni difesa sulla sinistra. Si chiamava Felix Lostau
Gento. Era l’ala sinistra del grande Real, quello di Di Stefano, Kopa e Puskas. Velocissimo e decisivo in almeno due finali di Coppa dei Campioni
Eusebio (foto).La pantera nera era chiamata la risposta a O’Rey, a Edson Arantes do Nasciemento detto Pelè.
Riva. Rombo di tuono o tripallico è l’11 italiano per antonomasia, così come per Avvocato s’intende ancora Giann Agnelli
Džajić. Slavo talentuoso, ha pagato gli anni della guerra fredda. Era un grande attaccante, rapido, letale e di classe.
Rivelino. La forza di Gigi Riva, il tocco di Mariolino Corso. Raramente si è visto su un campo di calcio qualcuno capace di tirare forte o accarezzare il pallone come faceva Rivelino.
Bettega. Lo si ritiene un grande colpitore di testa. E’ una limitatura perché Bobby gol era un attaccante completo: forte fisicamente, bravo tecnicamente ed intelligente.
Rumenigge. Non guardate il calciatore che venne a svernare all’Inter, era già al declino. In piena forma, Rumenigge metteva a ferro e fuoco le difese di tutto il mondo.
Henry. Se fosse nato quaranta anni prima il numero 11 glielo avrebbero tatuato addosso.
L’11esimo numero 11 ditemelo voi, amici.
Massimo Bencivenga
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