A tante persone è capitato di voler fare un viaggio in India alla ricerca di se stessi. Si tratta di una terra magica, ricca di Storia, di leggende (si parla anche di Gesù in India), di grande democrazia, grande tolleranza, ma anche di caste; di grande aperture alle scienze, ma anche di integralismo religioso.
Si arriverà un giorno a parlare anche di calcio indiano? Mentre scrivo è in corso la prima giornata della I-League (Indian Super League) comprendente 8 squadre, e che si concluderà entro il Natale.
Non è la prima volta che l’India prova a metter su un campionato, ma stavolta è diverso; stavolta son scesi in campo i dollaroni, visto e considerato che questo campionato è stato fortemente da Rupert Murdoch e da Mukesh Ambani, con le multinazioni Sky, Reliance e IMG Worldwide.
Ma stavolta, a differenza di altre volte, ci sono i campioni, europei e sudamericani, della pedata a fare da richiamo a una nazione con 1,2 miliardi di potenziali tifosi, che significano enormi possibilità e prospettive di marketing e merchandising intorno a brand come Zico, Del Piero e Trezeguet, Pires e Anelka, Ljungberg (che aveva una wags mica da ridere!) e Capdevilla, Elano (fece anche un gol all'Italia nel 2009) e Luis Garcia, Marco Materazzi (che sarà allenatore-giocatore) e Mikael Silvestre.
Già, perché al pari dei tentativi, invero poco riusciti, prima negli Usa anni ’70 (do you remember Cosmos?), poi con i petroldollari dell’Arabia Saudita (dove andò ad officiare il suo calcio, poco prima dell’addio, anche un campionissimo come Rivelino) e in Giappone (dove ingaggiarono Zico e gli occhi di Schillaci), anche in India si sta cercando di usare calciatori di vaglia e di grido per richiamare le persone allo stadio e per avvicinarle a questo sport.
Va detto che l’India ha una nazionale, ma che ha ranking ben oltre il 130-esimo posto.
Oggi c’è subito un derby dal sapore mondiale. Martedì ci sarà la partita tra Delhi Dynamos e il Pune City; nella prima compagine militerà Alessandro Del Piero (sì, proprio lui!) e nel Pune David Trezeguet, l’uomo che issò con il Golden Gol la Francia a Euro 2000 e che invece sbagliò il rigore nella finale di Berlino del 2006.
Ma il Pune City è un po’ italiano non solo per via di David, ma anche perché in panchina ci sarà Franco Colomba, ex allenatore, tra le altre squadre, di Napoli, Reggina, Bologna e Parma; e perché il 15% del Pune City appartiene ai Della Valle, che hanno imposto non solo l’allenatore italiano (e qualche altro italiano, come il figlio di Colomba, e come il portiere Belardi, e il difensore Cirillo), ma anche il viola nella maglia ufficiale.
La Lega nasce con un tetto salariale fissato a 2,5 milioni di dollari e con un massimo di 7 stranieri per squadra.
Riuscirà questo tentativo di lanciare il calcio in India?
Vi lascio con questo bel post del giornalista e blogger sportivo Francesco Federico Pagani incentrato sulla vita, calcistica e non, di Gostha Behari Pal l’uomo omaggiato dalla statua nella foto.
A risentirci
Massimo Bencivenga |