E' morto Carlo Petrini, il pentito del calcio italiano
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E' morto Carlo Petrini, il pentito del calcio italiano

La gola profonda del calcio italiano sul doping si è spenta. E' morto l'uomo, con i suoi pregi e difetti, ci rimangono le sue invettive verso un mondo corrotto e corruttibile.

E' morto Carlo Petrini, il pentito del calcio italiano

 

Mentre il mondo del calcio è a lutto per la scomparsa di Piermario Morosini arriva la notizia della morte di Carlo Petrini. Un nome che dirà poco agli appassionati di calcio, che subito dimenticano, ma Carlo Petrini è un nome per chi, come il sottoscritto, ama lo sport per lo sport e non il marciume che si annida dietro.

Carlo Petrini è, per certi versi, il pentito del calcio italiano, l’uomo che nel 2000 trovò la forza di alzare la testa e denunciare la pratica del doping nel mondo del calcio durante gli anni nei quali vi ha militato, ossia nei ’70. Ovviamente fu ferocemente ostaggiato, deriso, messo in un angolo. Il libro, edito da Kaos Edizioni, una casa editrice che non fa sconti dal momento che ha pubblicato dei libri inchiesta duri e crudi anche verso il Vaticano e il Papa, s’intitolava Nel fango del dio pallone

 

In quelle righe Petrini affermava, riguardo al doping, di esservi ricorso più volte con la complicità dei medici sportivi. Per la verità, nel suo libro è l'intero sistema-calcio ad essere messo sotto accusa, lui parlò di partite già decise in anticipo dalle stesse società, di pagamenti in nero e dell'estrema bassezza morale del calciatore tipo.

Va detto, nella primavera del 1980, risultò coinvolto nello scandalo del calcio-scommesse: a Petrini venne inflitta una pesante squalifica che in pratica mise fine alla sua carriera.

Anche se poi la pena fu parzialmente annullata dalla vittoria Mundial del 1982.

Sofferente per un glaucoma, decise di vuotare il sacco dopo aver perso tutto, anche un figlio, a soli 19 anni. E adesso se n’è andato anche lui.

Non sono qui a glorificare nessuno, men che meno Carlo Petrini, ma lo sport ha bisogno di persone coraggiose capaci di denunciare e di restituire fiducia ad una delle cose più belle della vita: la vittoria sportiva pulita e senza ombre.

Mi rivolgo soprattutto ai giovani calciatori.

Ci sono in giro delle malattie “sospette” che sembrano colpire con una frequenza allarmante i calciatori.

Possibile che nessuno parli sperando che succeda sempre a un altro?

E se succedesse a te?

Valgono così tanta sofferenza quei minuti dorati?

Massimo Bencivenga 

 

 
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