L’alba degli ’80 portò due cose al calcio italiano: lo scandalo del calcio-scommesse e gli Europei in casa. Ai tempi, la fase finale era aperta a 8 squadre. La formula è cervellotica, noi italiani dobbiamo sempre farci riconoscere. Le cose erano state stabilite così. Due gironi di 4. Ok, direte voi, dove sta la novità? Niente semifinali, le prime vanno a giocarsi il primo posto, le seconde classificate il terzo posto. L’Italia beccò nel girone la Spagna, l’Inghilterra e il Belgio. A tre settimane dall’appuntamento avvenne il patatrack dello scandalo calcio scommesse, nelle maglie dell’inchiesta finirono Paolo Rossi e Bruno Giordano, vale a dire il centravanti titolare e il suo principale rincalzo, atteso che Giordano aveva una tecnica di prim’ordine.
Al friulano viene improvvisamente a mancare il puntero capace di finalizzare la mole di gioco che Antognoni e Causio tessevano da par loro. Il barone Causio fu anche il testimonial delle figurine panini dell’Europeo. Persi Rossi e Giordano, Bearzot li sostituì con Altobelli e Pruzzo, ma nessuno dei due partì titolare dal momento che preferì spostare Graziani di punta con Bettega a girargli intorno.
Al debutto, l’Italia non va oltre lo 0-0, con Arconada che fa il paratutto. La seconda partita, contro l’Inghilterra di KKK, alias Kevin Keegan, pallone d’oro nel ’78 e nel ’79. Alcuni anni prima, Keegan fece impazzire Zaccarelli ma soffrì la marcatura di Marco Tardelli.
Bearzot questa volta glielo appiccica addosso, nonostante la pubalgia, sin dall’inizio. Tardelli giocò una partita magistrale, annullò l’asso albionico e segnò la rete della vittoria azzurra. Dopo due gare, Italia e Belgio sono alla pari, ma loro hanno un quoziente reti migliore. Dobbiamo vincere. E ci provammo per tutta la partita ma, nisba!, la partità terminò 0-0. Italia seconda, esclusa dalla finalissima per il giochino delle reti. Da rimarcare che Zoff non prese neanche un gol in tre partite, ma così va la vita.
Nell’altro girone c’erano le finaliste mundial del 1974, ossia la Germania Ovest di Kalle Rumenigge e di un paio di giovani terribili, e l’Olanda, orfana di Cruijff però e con la generazione di fenomeni sul viale del tramonto. C’erano però ancora Krol, insieme ai gemelli Willy e Renè van de Kerkhof. E c’era ancora Rep. Ma seconda arrivò la Cecoslovacchia, anche qui per differenza reti. Il girone fu chiuso dalla Grecia.
La finale per il terzo posto, che si giocò a Napoli, vide i cechi passare in vantaggio e Ciccio Graziani impattare la partita. Si andò ai supplementari e ai rigori. La prima cinquina finì in parità, e allora si andò avanti a oltranza. Le emozioni non mancarono, ma purtroppo per l’Italia Collovati si fece parare il suo rigore, il diciassettesimo della lotteria, e finì 10-9 per i cechi. Per l’Italia ancora un quarto posto, dopo quello al mondiale argentino, con la consapevolezza di essere stati anche sfortunati.
La finalissima fu vinta, non senza qualche patema, dalla Germania Ovest sul sorprendente Belgio. Kalle Rumenigge era già una certezza, i giovani che si fecero conoscere furono Hansi Muller e Bernd Schuster. Derwall, il ct tedesco, riuscì nell’impresa di far coesistere i due registi.
Massimo Bencivenga
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