Gli Europei di calcio sono finiti, la Spagna si è issata laddove nessuno ha osata mai, meglio della Germania di Beckenbauer di metà anni ’70, meglio anche della Francia di Zidane sul finire dello scorso Millennio; nessuna di queste è riuscita a fare il tris di vittorie riuscite alle Furie Rosse, che sono, of course, tra le favorite anche per i prossimi mondiali in Brasile del 2014, ammesso che si facciano lì. Perché vi domanderete? Perché all’ultima ispezione erano molto in ritardo con i lavori, cosa peraltro successa anche per Sudafrica 2010, e poi sapete che si fecero comunque lì.
Ha vinto la Spagna di Casillas e Iniesta, di Xavi e Fabregas, di Silva e Torres, e di tanti altri che sono quasi al loro livello.
Una Spagna che ha saputo fare di Puyol e di Villa. Una squadra che ha una cifra tecnica notevole, ma che, nel corso degli allori conquistati ha saputo anche, camaleonticamente, cambiare all’occorrenza pelle.
Dal 4-4-2 di Luis Aragonés nel 2008, si è passati al 4-5-1 di Sudafrica 2010 e si arrivati al 4-3-3 nominale di Euro 2012. Nominale perché dei tre avanti, nessuno è un attaccante in senso stretto.
Cambiano gli schemi, ma l’Invencible Armada continua a mietere vittorie. Chissà come hanno fatto gli Stati Uniti e la Svizzera a vincere in partite ufficiali la Spagna negli ultimi anni?
L’Italia è mancata in finale, ma ha fatto una bella figura; la semifinale con la Germania andrà di diritto nelle partite epiche della nostra nazionale, una di quelle partite da raccontare ai nipotini nelle fredde e lunghe serate invernali.
Il nostro miglior calciatore, Pirlo, è anche uno dei più vecchi e chissà come arriverà a Brasile 2014.
Va però detto che potremo contare su un Balotelli ritrovato, magari anche su Pepito Rossi e su qualcun altro che maturerà in questi due anni, e a chi è scettico dico di vedere i progressi fatti da Marchisio da Sudafrica 2010 a Euro 2012.
Forza Italia, sono sicuro che faremo molto meglio di due anni fa.
Massimo Bencivenga
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