Il diavolo si annida sempre nei dettagli. Ieri scrivevo che la finale-derby di Champions di sabato prossimo tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund sarebbe stata la numero tre, ed ecco ricordarmi oggi che in realtà trattasi della numero quattro, in quanto nel 2008, in aggiunta ai derby di Spagna e d’Italia, si giocò il derby di terra d’Albione tra Manchester United e Chelsea.
L’allenatore del Manchester era ovviamente lo scozzese sir Alex Ferguson, sulla panca del Chelsea non c’era lo Special One Mourinho bensì l’israeliano Avraham Grant. Per il secondo anno consecutivo l’Inghilterra ha tre squadre in semifinale.
E le italiane? Il Milan campione in carica fu liquidata dai giovani dell’Arsenal negli ottavi. Fine analoga per l’Inter, regolata dal Liverpool di Rafa Benitez e Fernando Torres. La Roma, dopo aver eliminato il Real Madrid, venne liquidata dal Manchester United. Da notare che le italiane, all’interno di queste tre sfide, non riuscirono a segnare neanche un gol.
L’urna del sorteggio indicò, per la terza volta negli ultimi quattro anni, il match Chelsea-Liverpool. Precedenti? 2-0 per Benitez su Mourinho; ma adesso Mourinho non c’è e, sia pure a fatica, la storia cambia, con il Chelsea che vola in finale. Finale cui approdò anche il Manchester United di CR7, alias Cristiano Ronaldo, bomber di Coppa.
La finale si giocò nella cornice dello Stadio Lužniki di Mosca.
CR7, di testa, portò avanti il Manchester, i blues andarono un po’ in confusione e Cech li salvò un paio di volte prima del pareggio, un po’ rocambolesco, di Lampard.
Da lì in poi l’inerzia cambiò e una squadra allo sbando, il Chelsea, prese coraggio e un palo con Drogba. E una traversa con Lampard nei supplementari, perché i regolamentari terminarono 1-1.
Rigori. Cristiano Ronaldo, che tirò terzo della sua squadra, fu il primo a sbagliare facendosi parare il penalty da Cech. Il Chelsea ebbe la vittoria a un passo, ma Terry, il capitano che si avvicinò al dischetto aggiustandosi la fascia, scivolò e centrò il palo.
Avanti a oltranza.
Dopo le realizzazioni di Anderson, Kalou (per il Chelsea) e Giggs l’errore decisivo fu di Nicholas Anelka, che si fece ipnotizzare – pensate un po’?- da Van der Sar.
Anche questa finale finì ai rigori, ma fu tutt’altra partita rispetto a Milan-Juventus 2003.
Massimo Bencivenga
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