Thiago Motta ed il fallimento di una generazione calcistica
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Thiago Motta ed il fallimento di una generazione calcistica

La naturalizzazione del brasiliano dell'Inter non è in sè grave; grave è il fatto che non abbiamo dei giovani in prospettiva migliori di Amauri, Ledesma e dello stesso Thiago Motta

Thiago Motta ed il fallimento di una generazione calcistica

Il debutto prossimo venturo nella nazionale azzurra di Thiago Motta, brasiliano dell’Inter, ex Genoa ed ex Barcellona (quella in Spagna non quella in Sicilia) apre una serie di domande. Serve veramente? Non ci sono italiani alla sua altezza? Farà la fine di Amauri? E così via.
Quelli pro Thiago Motta rivangano vecchie storie di oriundi. Quelli contro (io sono tra quelli) rivendicano l’italianità, e le qualità del giocatore non c’entrano, chi scrive lo ha scelto al Fantacalcio perché è un buon giocatore, un po’ fragile fisicamente ma bravo, duttile e capace di ricoprire in mediana più ruoli.
C’erano una volta gli oriundi, dunque. I nostalgici degli oriundi, che possiamo in linea di principio equiparare ai naturalizzati, amano ricordare l’apporto degli stessi nel primo mondiale vinto, nell’A.D 1934, anche grazie alle prestazioni di Luisito Monti in difesa, di Enrique Guaita e Raimundo “Mumo” Orsi, tutti argentini.
Luis Monti aveva già disputato il mondiale precedente con l’Argentina finendo secondo; Orsi aveva già vinto una Copa America con la seleccion.
Mumo Orsi (foto) marcò la rete del pareggio nella finale mondiale del 1934 contro la Cecoslovacchia; Guaita invece la rete della vittoria in semifinale contro il Wunderteam austriaco di Meisl, Platzer, Binder e “carta velina” Sindelar.

 



Ai nostalgici degli oriundi andrebbe ricordata anche un’altra partita: Irlanda del Nord-Italia 2-1 del 1958. L’Italia perse a Belfast nonostante 4 oriundi (e che oriundi!): Ghiggia, l’uomo che aveva fatto piangere il Brasile ed indotto dei suicidi; Montuori; Da Costa; ed il sommo Juan Alberto “Pepe” Schiaffino, sicuramente trai migliori calciatori di tutti i tempi, se hai visto giocare Schiaffino, si diceva ai tempi, il calcio non ha più nulla da dirti.
Eppure l’Italia, con questi 4 in campo, perse la partita e, per la prima ed unica volta, non si qualificò per i mondiali di Calcio, nella fattispecie in Svezia.

 

Maschio e Altafini era presenti ed in campo nella partita Cile-Italia 2-0 del 1962 a Santiago del Cile, mentre Sivori era in panca perché fuori forma. Bell’aiuto dagli oriundi avemmo nel 1962 da gente come Sivori, Maschio e Altafini.

Poi ci fu il 1966 con la figuraccia coreana. La susseguente chiusura delle frontiere fu propedeutica alla nascita ed alla crescita della generazione mundial che si affermò nel 1982. Con ciò vado ad introdurre la mia idea riguardo alle generazioni prendendo come punto di partenza le ultime 4 epopee, passatemi il termine, azzurre:

 

·         1968-1970: Con l’unica affermazione europea ed un secondo posto a Mexico 1970

·         1978-1982: Un quarto posto al Mondiale del 1978, un quarto posto all’europeo del 1980, la vittoria al Bernabeu dell’11 Giugno 1982

·         1988-94: Semifinale a Euro ’88, terzo posto a Italia ’90 e secondo posto a Usa ’94.

·         2000-06: Secondo posto ad Euro 2000 e vittoria il 9 Giugno nel Mondiale del 2006

Ebbene questi periodi sono stati possibili anche e soprattutto in virtù del fatto che, inspiegabilmente, ci sono, nel calcio, delle ottime annate, parafrasando il film con Russell Crowe. Più nel dettaglio, le classi: 1940-44 (Zoff, Facchetti, Rosato, Cera, Domenghini, Juliano, De Sisti, Mazzola, Rivera, Boninsegna, Riva, ed altri); 1952-57 (Gentile, Cabrini, Scirea, Collovati, Oriali, Tardelli, Conti, Altobelli, Rossi, Graziani, Antognoni, Giordano, Manfredonia, Pecci, Sala, Pruzzo, etc); 1963-68 (Ferri, Bergomi, Donadoni, Vialli, De Napoli, Mancini, Berti, Maldini, Ferrara, Baggio, Signori, Mussi, Apolloni, Benarrivo, Cravero, Francini, Rizzitelli, Marocchi, Evani, Pagliuca, Schillaci, ed altri); 1973-78 (Cannavaro, Nesta, Toni, Totti, Gattuso, Grosso, Zambrotta, Perrotta, Camoranesi, Materazzi, Inzaghi, Iuliano, Del Vecchio, Vieri, Fiore, Buffon, Montella, Oddo, Panucci, Abbiati, senza contare i Flachi, i De Sanctis, i C.Zanetti e così via).

A chi potrebbe pensare che stia facendo il furbo giocando con i numeri dico che gli exploit coincidono con la maturità calcistica delle classi menzionate.

Ed allora oggi toccherebbe a quelli nati dall’82 in poi. E non abbiamo granchè, se togliamo Daniele Rossi, i discontinui Aquilani, Cassano, Gilardino e Pazzini, i giovani in attesa, non di godot, ma di capire cosa vogliono diventare da grandi (Rossi, Balotelli, Giovinco).

La scelta di Amauri, di Ledesma e di Thiago Motta, peraltro non giovanissimi, è figlia del fallimento di una generazione.

Ci sono, come ho evidenziato, dei buchi tra una generazione fenomenal ed un’altra.

Ma se non fosse così? Se fosse una crisi di sistema? Su questo la federazione calcio dovrebbe riflettere.

E molto.

Massimo Bencivenga



 
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