I rifiuti di Napoli e, pertanto, più in generale di tutta l’Italia potrebbero finire in Romania. Solo che a gestire l’immondizia, in Romania, sarebbero ugualmente delle imprese campane e siciliane, ed il modus operandi sarebbe stesso. Ossia sversamenti incontrollati e contaminazione forte del suolo e sottosuolo. Una volta a Glina c’era un lago, adesso non c’è più. A gestire il tutto ci sono società rumene di facciata, ma con soldi italiani. Il fenomeno sembrerebbe finito anche nel mirino dell’Interpol, che prevede un fiorire di imprese della Campania e della Sicilia dalle parti dei Carpazi. Ma non sarebbe neanche la prima volta.
Qualche anno fa delle imprese vicine a quelle di Don Vito Ciancimino, ex sindaco colluso di Palermo e padre di Massimo, quello del papello sulla trattativa Stato-Mafia condotta, a sentire lui, dal padre con alcuni esponenti delle istituzioni, si aggiudicarono dei progetti interessanti: un paio di discariche ed un inceneritore. Poi tutto sfumò per via di una inchiesta italiana sul tesoretto di Vito Ciancimino.
Le autorità rumene negano ogni tipo di inchiesta sui rifiuti, ma sono sul chi vive, se non altro perché la processione di container che arrivano via mare, e dal dubbio contenuto, è ricominciata; i giornali rumeni stanno cominciando a parlare di “caracatia”, la piovra ossia del complesso di imprese, risalenti a società italiane, che si stanno dando battaglia per aggiudicarsi la partita dei rifiuti, della green economy e dell’eolico. Per quanto riguarda l’attenzione verso l’eolico basti pensare al comitato d’affari della P3 in Sardegna per capire come le aziende della malavita sono straordinariamente flessibili quando si tratta di buttarsi su business emergenti. Come non bisogna dimenticare i tanti arresti di latitanti in terra rumena degli ultimi anni: dal cugino ed omonimo di Sandokan a Mariano Pascale, a Ignazio Nicodemo che operava a Pitesti, città gemellata con Caserta.
In Romania fu arrestato anche un ras della Sacra Corona Unita: Vincenzo Spoto.
Come non bisogna dimenticare che non pochi imprenditori nel settore del tabacco hanno recentemente lasciato la Campania per “de localizzare” in Polonia, in Romania e in Russia.
Per gli italiani i rifiuti non puzzano, l’immondizia rende più dell’oro, serve a ripulire denaro sporco e i relativi progetti servono ad attrarre copiosi finanziamenti europei; ancora una volta a guadagnarci sono quasi tutti tranne i contribuenti onesti e le persone che vedranno il loro ecosistema sventrato e contaminato.
Per evitare tutto ciò ci sono (sarebbero?) solo gli ispettori dell’Unione Europea.
Andiamo bene.
Massimo Bencivenga
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