Chiunque abbia frequentato, anche di striscio, uno sportivo sa che, nella quasi totalità dei casi, essi si ricordano perfettamente, e sono in grado di riferire con esattezza, fatta la tara del tempo e della smargiasseria tipica, i loro risultati. Ebbene l’episodio che è accaduto di recente, pur ai limiti del credibile, non va assolutamente a confutare la teoria per il semplice motivo che lo sportivo in questione non è una persona comune. Bene, cos’è successo? Allora, un tennista, che chiameremo Marat Safin, non si è accorto di aver vinto la partita, e al giudice sceso a ricordaglielo, mentre lui si accingeva al cambio campo, ha mostrato un bovino e sincero stupore. Ma chi è Marat Safin?
Marat Safin è una figura leggendaria, metà genio del tennis e metà protagonista dello star system, l’unico in grado di rivaleggiare, per talento e precocità, con Roger Federer, ma anche capace di fare le cinque in discoteca prima di una finale. Un talento strepitoso capace di vincere a 20 anni un US Open stracciando in finale Pete Sampras, ma anche di piegare i media a coniare un neologismo “safinette” per indicare le sue tante, e belle, fidanzate pescate a piene mani nel jet set russo e non. Una delle sue più famosi fidanzate è stata Dasha Zhukova (nella foto i due), al momento attuale fidanzata o amante, fate voi, di Roman Abramovich. Occorre, ad onor di cronaca, spezzare una lancia in favore di Dasha “Daria” Zhukova perché potrebbe sembrare la solita bella ragazza senza cervello in costante ricerca di ricchi e famosi. Non sappiamo se la ragazza ha più o meno cervello di altre “safinette”, di certo però e che, essendo figlia di una ricercatrice in biologia molecolare dell’Ucla e di un milionario oligarca russo, avrebbe dalla sua, e di suo, delle ottime fiche da giocare negli ambienti che contano, e senza ricorrere al crisma di questo sportivo o quel milionario. Eppure chissà che Safin, pur abituato a centrifugare il suo talento e le sue fidanzate, non stesse pensando proprio a Dasha nel momento in cui, come un talentuoso automa, vinceva senza accorgersene. Il pensiero e l‘azione sarebbe in linea con l’atleta e l’uomo.
Pete Sampras una volta ebbe a dire che Safin aveva le carte in regola per segnare un’era del tennis, Marat rispose, tempo dopo, che lui era la prova vivente che anche i geni, riferito a Sampras forse, sbagliano.
Non esclude però di poter tornare a vincere di nuovo uno Slam.
Così, per gioco. Come ha sempre fatto.
Massimo Bencivenga |