Mentre scrivo non so come andrà a finire la questione Lazio. La governatrice Renata Polverini minaccia le dimissioni e detta le sue condizioni, che, a quanto si apprende, sarebbero qualcosa del tipo: azzeramento dell’attuale giunta, tagli drastici ai costi della politica, stipendi ridotti ai consiglieri, gruppi e commissioni dimezzate.
Nuovo eventuale esecutivo con assessori soprattutto interni e diminuiti nel numero da 14 a 10. Stop anche ai finanziamenti a pioggia e nuove regole nella distribuzione delle risorse ai gruppi.
Tutto ottimo, bene. Senonchè verrebbe da dire alla Polverini che gli assessori li ha scelti lei, e quasi tutti, se non tutti, dal serbatoio del Pdl che non potè correre per i noti fatti della presentazione delle liste. E tutti esterni. E verrebbe anche da domandarle dove stava lei quando queste persone spendevano e spandevano. Possibile non si fossa accorta di niente? Tutto è possibile. Ma non tocca a me farle queste domande.
Quello che sta succedendo nella regione Lazio potrebbe far da prodomo a similari scempiaggini compiute in Campania come in Piemonte, in Trentino come in Sicilia, nell’alpina Valle d’Aosta come nella Puglia. Con questa classe politica c’è poco da additare questa o quella amministrazione, questo o quel partito; certo ognuno è libero di puntare il dito, ma il rischio di restare poi deluso è molto, molto alto.
La cronaca è piena di episodi di mala gestione perpretati lungo tutto lo stivale, ma a sentire quello che vien fuori si rimane talvolta basiti. E come non rimanere basiti davanti a uno che avrebbe detto, stando alle dichiarazione riportate dai giornali “Sì, lo so: come presidente di commissione ho diritto anche all'auto blu, ma l'auto blu non mi bastava. Avevo un tremendo bisogno di questo Suv”. Che se te lo compri con i soldi tuoi è un conto, ben altro se usi fondi del partito. E pertanto anche dei contribuenti.
I politici in Italia combinano quel che combinano perché, arrivati ad un certo livello, o non vengono puniti dagli elettori perché i clientes nel mentre si moltiplicati oppure, anche in caso di sconfitta, li si parcheggia in qualche ente statale o parastatale.
Questa invulnerabilità, vera o presunta, è alla base del loro essere prodighi con i soldi degli altri. Ma è un malcostume tutto italiano, non solo laziale, e non mi meraviglierei se, da qui a qualche giorno, venissero fuori sprechi da indignazione cosmica anche in altre regioni d’Italia.
Li abbiamo cresciuti noi così, ci piacciono così e li votiamo perché sono così. E’ la democrazia. Purtroppo e a volte. Massimo Bencivenga
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