Il genio è per l'1% ispirazione e per il 99% traspirazione. (Thomas Alva Edison) Traspirazione inteso come sudore, applicazione, volontà feroce.
E se anche un prolifico inventore come Edison sostiene che bisogna sudare per eccellere un motivo ci sarà, non credete? Nella vita come nello sport, il talento non basta; la potenza è nulla senza controllo recitava una pubblicità. Parimenti il talento è nulla se non viene coltivato e allenato. Quotidianamente.
Per restare al calcio, quanti giovani promettenti si sono persi dopo inizi promettenti? Alcuni per gravi infortuni, altri, bè, non si capisce bene il perché, ma alcuni talenti cominciano cominciano a eclissarsi e le cose che riuscivano facili a 19 anni diventano impossibili o quasi a 23-24 anni. Si comincia a girare per lo stivale, magari si scende di categoria per rilanciarsi, ma niente sembra servire e si arriva a 30 a guardare le tue riserve giocare in serie A.
Non sono scene da romanzo, immagini simili se ne vedono, a ben guardare, a decine sui campi della massima serie. Di contro, ci sono calciatori cui nulla era pronosticato che invece, stupendo gli stessi addetti ai lavori, grazie a tanto lavoro hanno costruito delle belle carriere. Bobo Vieri non sembrava un predestinato, eppure è diventato un giocatore decisivo e devastante. Quando arrivò in Italia, Oliver Bierhoff sembrava la bruttissima copia di Tomas Skuhravy. Poi è diventato bomber principe in serie A mentre il Cecoslovacco a nemmeno 30 anni sembrava un ex calciatore.
A fare la differenza non è la componente squisitamente tecnica, bensì quella che attiene alle capacità personali e mentali dell’atleta. Ci sono atleti che, carenti dal punto di vista mentali, vedevano ogni infortunio, per banale che era, come qualcosa di catastrofico. Consumando nel recupero più energie nervose di quante ne fossero necessarie.
Per decenni, all’allenatore di un atleta o di una squadra era demandata anche la parte motivazionale. E l'allenarore faceva un po’ del suo meglio, secondo la sua sensibilità. Ma adesso il proprio meglio, nel mondo ipercompetitivo dello sport, può non bastare più o non bastare affatto.
Ed ecco allora che sempre più spesso e sempre più atleti ricorrono alla nascente e crescente figura del mental coach sportivo. Un allenatore mentale in grado di aiutare l’atleta a rendere al massimo, perché corpo e mente interagiscono e si rafforzano a vicenda, e verrebbe da dire chi romani, con il motto mens sana in corpore sano, avevano già capito molto.
L’allenatore mentale, come ogni allenatore, stimolerà la vostra mente a focalizzarsi sull’obiettivo, sul gesto.
Sulla vittoria.
Un esempio di mental coaching sportivo lo trovi sul sito www.vinciconlamente.it
Massimo Bencivenga
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