I giornalisti usano spesso il termine autunno caldo per definire una stagione particolarmente avversa e problematica (solitamente è la stagione di scioperi e finanziarie) per leader in declino, anche l’anno scorso si parlava di autunno caldo per il cavaliere, ma, al di là della bocciatura del Lodo Alfano, sul quale peraltro il premier non sembra voler demordere, non successe niente di eclatante. Gli sono state più indigeste le ultime due primavere, quelle delle alzate di testa prima della moglie e poi di Gianfranco Fini, cofondatore del Pdl.
Ha ottenuto la fiducia e con a solita faccia di bronzo ha affermato di essere più forte ed al sicuro di prima.
La Lega ha capito che il premier è sotto scacco e chiede invece le elezioni.
Perché? Perché il finiano Pasquale Viespoli, una delle colombe di Fli, ha parlato chiaramente con Berlusconi riferendo qualcosa del tipo “tu fai proclami per il sud (la Salerno-Reggio Calabria), ma Tremonti usa il Tesoro come banca della Lega. Stavolta ti è andata bene ma vedi di correggere il tiro”.
Tremonti, non è un mistero, sta usando il suo ruolo istituzionale per fare figli e figliastri e per promuovere in posti cardini della Finanza uomini che sono cari a lui, ma anche alla Lega. La lega vuole le elezioni anche per scoprire qualche bluff e vedere chi sta con chi. Il Pd vive una ennesima crisi d’identità.
Chi sarà l’eventuale candidato premier del Pd o del centrosinistra? Buio totale.
E la corrente di Walter Veltroni è tesa al bene del partito, come dice ai giornalisti, o è l’ennesima guerra a Massimo D’Alema, del quale Bersani è fido scudiero e scherano?
E la narrazione di Vendola sarà eventualmente capace di attecchire su Fioroni e Franceschini? E, posto che nasca l’ipotetico terzo polo, quello di centro, con Fli, Udc, Api e chi ci sta dal Pdl al Pd, chi sarà candidato premier tra Fini, Rutelli e Casini? O sarà magari uno tra Luca Cordero Lanza di Montezemolo, Alessandro Profumo, Mario Draghi, Mario Monti o un altro ancora?
Tutti queste incognite ed interrogativi, in misura maggiore rispetto ad altri momenti della nostra vita politica sono dovuti ad un semplice fattore. La leadership. C’era un solo leader politico forte, Silvio Berlusconi, una leadership che adesso è in declino, senza più lo smalto di un tempo, quando bastava una semplice ramanzina del capo per riportare all’ovile qualche testa calda, quando decideva lui per tutti, che poi si accodavano.
Anche Confindustria è stanca di un esecutivo che ha in testa solo leggi ad personam, ad aziendam, un esecutivo convinto che la magistratura sia un covo di comunisti o un enorme ospedale psichiatrico.
Un esecutivo che prende in giro da 5 mesi il Capo di Stato dicendo: “La prossima settimana nominerò il nuovo Ministro dello Sviluppo Economico”. La storia va avanti di settimana in settimana, sembra un film di Totò. I
l premier per quella poltrona ha in testa solo il fido Paolo Romani, solo che dopo il caso Brancher non vuole un ulteriore attrito con il Quirinale proponendo a Napolitano un improponibile. La nuova stagione del Premier, quella da “non faremo prigionieri" dettata dall’uomo della legge, Ghedini, e dall’uomo della penna, Feltri, ha avuto il merito di compattare contro l’uomo di Arcore lavoratori ed industriali, insegnanti, studenti e genitori, governatori e sindaci.
E mentre il ricorso alla cassa integrazione è sempre più forte, mentre, checché ne dica il Minzolini di turno, ogni parametro economico ed econometrico mostra da almeno due anni il pollice verso, mentre succede tutto ciò la fissa dell’esecutivo è l'approvazione di un qualsiasi Lodo Alfano et similia che tenga lontano dalle aule di un tribunale il Premier Silvio Berlusconi da Arcore.
Massimo Bencivenga |