La questione libica tiene banco. Sembra che l’occidente ne abbia avuto abbastanza del colonnello Gheddafi e sia seriamente decisa a mettere qualcun altro nella stanza dei bottoni della Libia. Per adesso però c’è una guerra civile e degli Stati nazionali al fianco degli insorti; la pia speranza è che, una volta insediato un nuovo governo, non si assista a quello che sta accadendo in Iraq e in Afghanistan dove la guerra per bande e per etnie sta facendo più vittime dei regimi. L’Italia, come il resto del mondo, è stata presa alla sprovvista dall’insurrezione contro il colonnello e per alcuni giorni la nostra diplomazia è stata zitta e muta. Tanti Stati hanno fatto affari con il regime, anche Stati che hanno a cuore i diritti umani, si sono tappati il naso in nome della real politik degli affari e dell’energia e via, ma gli stessi Stati non si sono mai sognati, come ha fatto l’Italia, di invitare il Rais e di accoglierlo in pompa magna. In ciò la diplomazia italiana ha un po’ toppato.
La risoluzione di forza di questi giorni ci consente tuttavia di uscirne meglio. Perché? Perché ormai i giorni di Gheddafi come capo della Libia sono finiti. Ma pensate un po’ cosa sarebbe successo in assenza di un intervento militare. L’Italia si sarebbe inimicata o la Libia o l’Unione. O entrambe.
Caso 1: Vittoria degli insorti. Per gli insorti noi saremmo stati lo Stato che accoglieva il dittatore. E perciò una “nazione nemica”. Caso 2: Gheddafi riconquistava la Libia. Come avrebbe preso il voltafaccia italiano? E l’Europa cosa avrebbe preteso da noi? Di sicuro non avrebbe permesso di nuovo quelle scene da tarallucci e vino con il colonnello, ammesso che lo stesso intendesse ancora avere a che fare con noi.
Così invece le cose potrebbero parzialmente aggiustarsi senza troppi danni per le imprese e le commesse italiane in Libia, anche se su questo punto ci sono, of course, mille e mille dubbi ed ipotesi. Il caso Libia dovrà essere un case history da studiare per la diplomazia italiana e per i rapporti con gli altri Stati, riconosciuti o meno, perché la real politik è fatta di pragmatismo, del mondo.
Questo dovranno tenerlo ben in mente i governi di ogni foggia e colore. Non ci sono solo Gheddafi, Putin e Lukashenko così come non esiste solo Lula del quale Massimo D’Alema è amico personale.
Una volta avevamo un ministro degli esteri non ufficiale ma molto apprezzato nel mondo: era Gianni Agnelli.
Mentre scrivo voci non confermate parlano della morte di uno dei figli di Gheddafi. Sarà vero? E basterà a fermarlo?
Massimo Bencivenga
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