Una risata ha seppellito il barzellettiere d’Italia. Quante ne abbiamo sentite in questi anni. E quante ne sentiremo. Chi ha avuto modo di aver a che fare con quelli che una volta si chiamavano piazzisti ed oggi venditori lo sa. Sa bene che per stemperare la tensione, per entrare in confidenza con la clientela ci sono poche cose più efficaci di una barzelletta buttata là, così, solo per distogliere l’attenzione, per poi, zac!, piazzare il prodotto, la merce, il sogno. Il fumo, nel caso di Silvio Berlusconi.
Le barzellette gli servivano anche per dire cose scomode, erano funzionali allo scopo ed utili poi, dinanzi alle rimostranze, per fare marcia indietro dicendo: “Era una battuta, cribbio!”.
Berlusconi si è appropriato di molte cose in questi anni, si è appropriato anche del linguaggio, un paroliere formidabile capace di passare dall’iniziale mi consenta al partito della gnocca. Solo che a quel punto già non rideva più nessuno.
Gianrico Carofiglio, scrittore, magistrato della Dda e senatore PD, ne diede un lampante esempio tre anni fa in un articolo pubblicato su L’espresso, sul quale si legge: “Da almeno 15 anni, Berlusconi è il padrone delle parole della politica. Ha scelto lui i nomi con cui chiamare le cose e gli argomenti. E' un altro subdolo modo di comandare. Prendiamo l'esempio del termine giustizialismo che lui usa continuamente come antitesi al garantismo. Ma il giustizialismo era il nome che Perón diede al suo movimento dei 'descamisados' in Argentina negli anni Quaranta. Il contrario di come lo usa il premier, grande artista delle metafore e di come esse vengono percepite nel profondo dell'immaginario”.
Ed allora, chi ferisce con la parola che con la stessa sia ferita. Vediamo l’alfabeto del Berlusca secondo chi scrive:
A come Arcore. Lì è nato come grande imprenditore, lì è tracimato come l’egoarca di Hardcore. Ci sono dei cerchi che si chiudono che, a ben vedere, dovrebbero far riflettere. Da Arcore è partita una linea che, sempre ad Arcore, si è chiusa la scorsa primavera con l’elezione a sindaco di un uomo di sinistra. Qualcosa si chiudeva lì, ad Arcore, quel giorno. Non ha voluto capire cosa. .
B come Bagnasco. Le alte sfere Vaticane hanno appoggiato in giro per il mondo dittatori e gentaglia varia di destra o di sinistra. Hanno fatto lo stesso anche con Berlusconi. Ma ancora una volta non ha voluto capire, nonostante gli ammonimenti di Gianni Letta, Gentiluomo di Sua Santità (carica peraltro elargita anche ad Angelo Balducci) una realtà. Quale? La realtà che la Chiesa sa, da duemila anni, quando è il momento di smarcarsi da un politico. Formalmente, il Vaticano ha abbandonato Silvio nel Luglio del 2009, di fatto ha vidimato la decisione lo scorso settembre quando Angelo Bagnasco ha sottolineato la necessità, il bisogno di “purificare l’aria”.
C come comunisti. Una sua ossessione. Li vedeva ovunque, in tutto ciò che lui, in ossequio ad una interpretazione molto particolare del concetto di Checks and Balances, vedeva come una limitazione a sé ed al suo agire. Ed allora anche l’Europa e l’Onu erano, per l’egoarca, dirette da masnade di comunisti.
D come Dell’Utri. Il bibliofilo ed il manager, l’ideatore, quella sera, insieme a Antonio Martino, Berlusconi, Previti e qualcun altro di Forza Italia è uomo di cultura e tanti, troppi sospetti. I giornali lo indicano come quello mafioso sino al ’92. Già, perché se lo fosse stato, chessò, sino al ’96, ciò equivarrebbe a dire una Forza Italia nata sotto l’ombra della cupola. La procura di Palermo ha depositato ricorso in Cassazione in merito all'assoluzione per i fatti successivi al 1992.
E come Europa. Rapporto conflittuale con l’Europa, vista come una rompiscatole, una ingerenza da screditare o eliminare. La sua vision provinciale è dettata dalla voglia di candidare numerose sgallettate nelle elezioni europee del 2009.
F come Fidanzata. Ho ancora negli occhi la dichiarazione, a reti unificate, del suo fidanzamento. Come non commuoversi dinanzi ad un uomo innamorato. Correva il Gennaio del 2011, e sosteneva di avere, da due anni, una relazione stabile. Due anni, attenzione. L’alzata di testa di Veronica data Aprile 2009. Allora, perlomeno, è un fedifrago! Ma non è questo che importa. Chi è la fidanzata? Boh? Un’altra panzana del ganassa?
G come Gheddafi. “Gheddafi è una persona intelligentissima, altrimenti non sarebbe al potere 40 anni”. (Silvio Berlusconi, 12 giugno 2009). L’ex dittatore era uno dei suoi modelli. Potere pieno con contorno di guardia amazzone. Cosa pretendere di più? Elezioni e democrazia, presidente. Abbiamo accolto il colonnello con tutti gli onori, gli abbiamo permesso di convertire, con una farsa, delle donne all’islam. Tutto gli abbiamo permesso, per qualche appalto.
H come Harem. La lista dell’harem sarebbe lunga, e non poche, adesso che il tappo sta affondando, potrebbero lanciare strali e querele. Ma la lista c’è, gli incarichi pure, basta cercare su Google. Il sultano, per quelle donne, ha sacrificato uomini validi, il malpancismo ha avuto una crescita esponenziale dalle Europee del 2009 in poi.
J come jolly. E’ stato ministro di tante cose, un vero jolly di governo, il salvatore per ogni emergenza che lo vedeva lì, impettito come un galletto, dire: “Adesso ci sono qui io. Ci penso io”. Una versione postmoderna e populista del motto Roma locuta causa finita.
K come Kapò. Il povero Martin Schultz si sentì dire, da Berlusconi, nell’assolato 2 Luglio del 2003: “Signor Schulz, so che in Italia c’è un produttore che sta montando un film sui campi di concentramento nazisti: la suggerirò per il ruolo di kapò. Lei è perfetto!”. Ovviamente la buttò in barzelletta, ma i tedeschi, sensibili sull’argomento olocausto, se la sono legata al dito. E si sono vendicati con la risatina della Merkel. Ah, dimenticavo: Martin Schulz, il kapò, sarà il prossimo presidente di turno UE.
L come Lodo. Si scrive Lodo si legge scudo, un’altra delle sue ossessioni, fare di tutto per non presentarsi davanti ad un giudice, roba da ricordargli il “Ci sarà pure un giudice a Berlino” del mugnaio di Potsdam che, nel ‘700, opponendosi al sopruso di un nobile, si appellava alla Giustizia, certo e sicuro che alla stessa tutti dovevano soggiacere. Tutti. Non tutti meno quattro persone.
M come Mangano. Lo stalliere. Se si va su Wikipedia si legge è stato un criminale italiano pluriomicida legato a Cosa Nostra conosciuto - attraverso le cronache giornalistiche che hanno seguito le vicende processuali che lo hanno visto coinvolto - con il soprannome de "lo stalliere di Arcore", data l'attività che svolgeva presso la villa brianzola di Silvio Berlusconi. Fu definito da Paolo Borsellino una delle "teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia”. Paolo Borsellino lo definiva una delle “teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia”, Marcello Dell’Utri un eroe.
N come Noemi. Qui ero indeciso se usare Noemi o Nicole. Alla fine ho scelto Noemi semplicemente perché è lei ad aver dato il là all’idea-brand papi che trovo una delle invenzioni giornalistiche degli ultimi anni.
O come Onniemittente. Il terzo mondo in cui eravamo precipitati si percepiva anche da un leader che entrava e si appropriava delle serate degli italiani lanciandosi in autosbrodolamenti senza alcun contradditorio. Ha fatto così ogni volta che è stato in difficoltà, come quando annunciò al paese di avere una fidanzata. Salvo poi non presentarla.
P come Putin. Altra persona che invidiava. Invidiava il suo potere, quel far mettere ai ceppi chi non lo salutava; invidiava la sua capacità di modificare in corsa le regole e la Costituzione. L’amico Putin, in previsione del suo ritorno alla presidenza, ha fatto cambiare la durata del mandato. Questa sì che è democrazia. Anzi Democratura, come dice il sociologo bosniaco Predrag Matvejević.
Q come Quirinale. Il desiderio ultimo, salire al colle. Un desiderio a portata di mano, stante la larga maggioranza in parlamento ed una boccheggiante sinistra alle prese con la solita e sempiterna guerra per bande. Una progetto, con la regia occulta ma non poi troppo di Denis Verdini, che avrebbe potuto realizzarsi nel 2013. Come? In modo semplice, Berlusconi avrebbe solo dovuto governare bene. Il politico non ha fatto il salto di qualità. Poteva diventare uno statista, ha scelto di essere un sultano.
R come Ruby. La Storia d’Italia, la notte del 27 Maggio 2010, ha preso una sliding doors. Qualcosa poteva essere e non è stato. Succede. Succede soprattutto se s’incastellano bugie su bugie, il male antico di Berlusconi. Una ragazzina marocchina ha fatto più della sinistra! Possibile? Certo. Cose che capitano nell’Italia del Nuovo Millennio.
S come Sultano. Il copyright appartiene al politologo Giovanni Sartori. In una intervista del 2009, Sartori disse: “Ho scelto il titolo prima che venissero fuori le notizie sulle feste e sulle veline e la scelta è stata azzeccata, anche se alcuni sultani erano più violenti di lui. Alcuni avevano brigate di nani acrobati che assassinavano i nemici. Comunque, è un regime cortigiano, un harem”. Ed ancora: “Il Popolo della Libertà è una massa clientelista più fedele della ex-DC. Tutti vivono di lui, papi gli dà la pappa. Non cadrà così facilmente come la DC, ha più privilegi e più potere locale, le regioni sono uno scandalo assoluto. È una rete feroce e vorace che conquista sempre più potere, un para-stato che ha tutto l'interesse nel continuare compatto. Tutti salgono sul carro del vincitore, e lui li lascia salire. L'unica cosa che gli sta a cuore è di mantenere il suo patrimonio intatto, tutto il resto è un grande “magna magna”.
T come Tarantini. Nom de plum, mi serviva una T. Qui tarantini è uno pseudonimo comprendente tutti i faccendieri (Lavitola, Mokbel, Scaramella, etc) che direttamente o indirettamente hanno avuto a che fare con la Galassia che girava intorno a Berlusconi. Un caro pensiero va anche a chi rideva dopo un terremoto. Gli uomini T saranno i primi a riposizionarsi, per usare un linguaggio caro al marketing.
U come Una storia italiana. Magari è già pronto un bel film, o magari ci stanno pensando, un film che ha per titolo Una Storia Italiana. Una fiction (il termine mi pare appropriato) che narrerà di un uomo senza bellezza, senza censo, senza le giuste entrature che, nonostante tutto, riuscirà ad arrivare lassù, dove osano le aquile, solo grazie all’intelligenza, ad una volontà sovrumana e all’aiuto di Dio. Un uomo che cadrà vittima dell’intrigo e dell’invidia. Se questa è la trama mi sento di dire allo sceneggiatore di cambiare soggetto. E una storia già vista. E non è piaciuta.
V come Veronica. Vergini offerte al drago. Difficile trovare immagine più vivida e più attuale di quella che seppe evocare Veronica Lario. Una immagine che Berlusconi non ha potuto, con i consueti funambolismi, rovesciare; anche perché l’archetipo della vergine e del drago, perlomeno alle nostre latitudini, è lampante. Il drago è il cattivo, quello che deve essere ammazzato.
W come Washington. Anche l’abbronzato Mister Obamaaaa ha avuto la sua rivincita. Gli è bastato aspettare di vedere il corpo del suo nemico fare capolino sul fiume per dire all’Italia: “Conosco Monti. Positivo cambio di governo in Italia”. Di Bush, Berlusconi era il cagnolino. Obama non l’ha mai calcolato. Non so, tra il vassallaggio e la noncuranza, cosa abbia danneggiato di più l’Italia. Quello con gli States è un legame da recuperare. Nell’interesse di tutti.
Y come Youtube. Se digito Berlusconi su YouTube mi escono qualcosa come 160000 video. La maggior parte dei quali (e chissà quanti sono stati già rimossi) a sottolineare l’ignoranza, la presunzione, le promesse mancate e le bugie dello stesso.
Z come Zero. Ci sono momenti in cui arrivare a zero è già tanto. Questo è uno di quei momenti, i segni macroeconomici negativi non si contano. In Primis bisogna invertire il trend, non per arrivare in alto, bensì per arrivare a Zero. A Zero.
Massimo Bencivenga
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