Il Mistero delle Mappe Impossibili. C'è stata una Prima Civiltà che ha mappato il Mondo?
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Il Mistero delle Mappe Impossibili. C'è stata una Prima Civiltà che ha mappato il Mondo?

Sfidano il senso comune e ci sfidano a interrogarci: chi le ha compilate? La Storia della Civiltà è davvero come ce la insegnano a scuola o c'è stata una comune e perduta civiltà che non compare sui libri di Storia?

Anche nel mondo del Web 2.0 le mappe hanno un certo fascino, servono per aiutarci a capire dove siamo, dove muoverci e come farlo. 

Tra i misteri irrisolti, e che non mancano di spaccare pubblico e scienziati, dilettanti o meno, ci sono sicuramente quelli legati alle mappe impossibili. Cosa s’intende per mappa impossibile? Solitamente una mappa geografica che mostra un certo anacronismo, come una descrizione accurata dell’America prima della Scoperta di Colombo.

Come si fa ad avere una mappa dettagliata di qualcosa di inesplorato né mappato? La mappa è falsa, non può essere datata 1500 se mostra i contorni dell’Antartico scoperto solo nel 1818, spero di non aver sbagliato data, sto andando a memoria e non mi va di controllare su Wikipedia, la nuova Biblioteca di Alessandria. Chiedo venia se ho sbagliato, non era mia intenzione. E’ che sono pigro.

Sono impossibili perché abbiamo una idea di progresso lineare. La civiltà è partita dalla zona della mezzaluna fertile e si è diffusa nel mondo. E’ la teoria che va per la maggiore, il paradigma come dicono gli anglosassoni. Ci sono poi quelli che affermano che le civiltà sono nate, più o meno contemporaneamente, in Egitto come in America del sud, nel circolo polare artico come in Polinesia. E’ già qui iniziano dei problemi. Per secoli gli indoeuropei son stati persuasi di aver insegnato tutto al mondo, e poi si scopre che non è così. Ciò va contro il paradigma, ma è ancora niente in confronto alle conseguenze sottese dalla presenza, ingombrante ed enigmatica delle mappe impossibili.
L’implicazione sottesa è che queste mappe rappresentino il retaggio di una civiltà a noi sconosciuta che aveva scorazzato per il mondo in lungo e largo.
Una Prima Civiltà che ci è ignota.
Ammesso che sia esistita davvero.


 

La Mappa Impossibile più famosa è quella di Piri Reis. 

Ma non è l’unica.
Una prima occhiata alla carta a colori di Piri Reis, ritorneremo con un altro post sull’uomo e sulla mappa, permette di constatare che essa comprende le coste occidentali dell’Africa e dell’Europa, le isole nell’Atlantico Settentrionale e certe dell’Atlantico Meridionale, Cuba e le isole dei Caraibi, la costa atlantica dell’America Meridionale, da Capo Frio su a nord, fino all’Amazzonia, e l’isola di Maracà, due isole misteriose e sconosciute, una delle quali è chiamata Antilla, mentre l’altra si estende in una zona in cui, ai giorni nostri, esistono solo i piccolissimi isolotti rocciosi di Saint-Pierre e Saint-Paul, una parte della catena delle Ande, la costa orientale inferiore dell’America del Sud, da Bahia Blanca a Capo Horn, le isole Shetland meridionali, le isole Falkland, una parte del continente antartico, tra cui la Terra della Regina Maud nell’odierno Polo Sud.  
Il tutto nei primi 30 anni del 1500. L’ammiraglio piri Reis dice di aver operato una sintesi di mappe risalenti ai tempi di Alessandro Magno, e indica, tra persone e popoli che hanno passato l’Atlantico, i Vichinghi, San Brandano, il portoghese Nicolas Giuvan, Antonio il Genovese ed altri ancora. Ammesso che abbia solo fatto un sunto; chi ha disegnato le mappe iniziali? Erano conservate nella famosa Biblioteca di Alessandria? Questi sono solo due interrogativi, ma ce ne sarebbero molti altri.
Ma torniamo alle altre mappe impossibili.

Il Portolano di Dulcert del 1339 riporta con esattezza la latitudine dell’Europa e del Nord Africa. Le coordinate longitudinali del Mediterraneo, del Mar Nero e di molti altri luoghi che svariano da Galway, in Irlanda, fino al fiume Don, in Russia, sono approssimate solo di mezzo grado. Embè, starete pensando. Embè, vi dico che calcolare la longitudine è un esercizio niente affatto banale, bisogna avere orologi accurati, precisi e stabili nel tempo. Nel 1714 il Parlamento inglese offrì una ricompensa di ventimila sterline in oro (l’equivalente di 10 milioni di euro) a chi avesse scoperto come determinare la longitudine di una nave nell'oceano. Scienziati del calibro di Galileo, Cassini, Huygens, Newton e Halley avevano cercato invano una soluzione rivolgendosi alla Luna e alle stelle. Il Portolano di Dulcert è del 1339, tre secoli prima di Newton. Sarà vero? Su questo Portolano ci sono tante storie.

Così come tante storie aleggiano intorno alla Carta di Zeno, del 1380, per quanto esistono eccome dubbi sulla sua effettiva datazione. La Carta di Zeno mostra una grande area nel nord, che arriva sino alla Groenlandia; la sua precisione è notevole.

Altra mappa impossibile è quella di Oronzio Fineo. Anche questa mappa rappresenta le zone costiere dell'Antartide senza la calotta di ghiaccio nell’anno 1531 o 1532; sono tratteggiate montagne, pianure, estuari, insenature e fiumi e il polo Sud è raffigurato nella corretta posizione. Chi l’ha disegnata ha abitato quel continente che, magari, un tempo era molto diverso da com’è adesso? Alcuni recenti studi sul nucleo della calotta polare hanno ricostruito le condizioni fino a 150.000 anni fa e hanno evidenziato che circa 4.000 anni prima di Cristo in una zona dell'Antartide scorrevano dei fiumi, in quanto nei campioni prelevati da numerosi carotaggi è stata rilevata una massiccia presenza di grana fine. Lorenzo Burroughs, capo dell'8º Squadrone Tecnico di Ricognizione della Sezione Cartografica della Base Aerea di Westover, fece uno studio molto particolareggiato della mappa di Oronzio Fineo. Egli concluse che alcune delle mappe sorgenti dovevano essere state disegnate con metodi di proiezione simili alla moderna Proiezione Cordiforme. Questo, dice Burroughs: "suppone l'uso di matematica avanzata. Inoltre l'aspetto dato al continente antartico suggerisce la possibilità, se non la probabilità, che le carte sorgenti originali furono compilate con un tipo di proiezione stereografica o gnomica incluso l'uso della trigonometria sferica. Siamo convinti che le scoperte fatte sono valide, e che fanno nascere importanti domande riguardo alla geologia e alla storia antica...".
E i militari, normalmente, non sono tra quelli che amano attaccare lo status quo.

Altre mappe e altre carte mostrano la Groenlandia disegnata come se fosse composta da due isole separate. Il fatto è stato confermato sperimentalmente solo di recente da una spedizione polare francese, le cui risonanze sismiche sotto la superficie indicarono che uno spesso strato di ghiaccio copriva completamente lo spazio tra quelle che normalmente sarebbero due isole. Come facevano a saperlo i disegnatori di quella mappa?  

La King Jaime World Chart del 1502, anch’essa copia di mappe molto più antiche, mostra il deserto del Sahara come una terra fertile, con grandi laghi, fiumi e città, quale fu un tempo, in un’epoca remota, prima della storia registrata. Sarà vero?

La Buache World Map del 1737, opera di Philippe Buache, geografo francese del 18º secolo, copiata da un’antica mappa greca mostrerebbe l’Antartide in forma di due grandi isole, separate da un canale interno. Se fosse possibile togliere il ghiaccio dall'Antartide, il continente di ghiaccio si presenterebbe proprio così; con una parte orientale separata da quella occidentale lungo la linea delle Montagne Transantartiche, una estesa porzione del luogo che chiamiamo Terra Marie Byrd sarebbe compresa nel bacino Byrd, il mare di Ross e quello di Weddel si unirebbero in un gigantesco stretto. Tutto ciò si seppe soltanto dopo che le spedizioni dell'Anno Geofisico 1958. E con l’ausilio di radar che, per l’epoca, rappresentavano, il non plus ultra tecnologico. La mappa di Buache si differenzia molto dalle altre mappe che abbiamo visto in precedenza. La differenza tra le varie raffigurazioni dell’Antartide nelle mappe che abbiamo visto è dovuta principalmente a due fattori: il primo è la diversità delle fonti alle quali i vari Piri Reis, Mercatore, Oronzio Fineo e Buache si sono ispirati; il secondo è l’antichità delle fonti, in quanto alcune si riferivano sicuramente all'Antartide completamente libera dai ghiacci, mentre altre la raffiguravano quando all'interno del continente si era già formata una notevole cappa di ghiaccio perenne.

Le spedizioni del  già citato 1958 appurarono altresì che le mappe sorgente di Piri Reis mostravano la Terra del Fuoco così come doveva essere tra gli 11.000 e i 13.000 anni fa, quando l'America meridionale era collegata al continente antartico da un ponte di terra.

C’è poi un’altra mappa: La Carta del Mediterraneo di Ibn ben Zara. Questa mappa è esatta nel tracciato delle coste, ma indica delle isole che non esistono, o che perlomeno non esistono più sopra il livello del mare, come forse invece esistevano al termine dell'ultima glaciazione, quando il livello marino era molto più in basso. La longitudine completa tra Gibilterra e il Mar d'Azov è sbagliata solo di mezzo grado, mentre in generale gli errori di longitudine sulla mappa non raggiungono il grado.

La mappa, molto famosa, di Gerardo Mercatore (che molti identificano anche sotto il nome di Gerard Kremer) del 1538, riproduce l’allora quasi sconosciuta costa occidentale del Sud America con una precisione maggiore dell’Atlante del 1569. Atlante che fu disegnato dallo stesso Mercatore medesimo. Mercatore compilò diverse mappe in cui compariva l’Antartico nelle quali erano chiaramente riconoscibili zone come la Costa del Principe Olaf, Capo Dart, l'isola Padda, Capo Herlacher, la costa Principe Harald, il Mare di Amundsen, la Catena Mühlig-Hoffman, l'isola Thirston, la Catena Regula, le isole Fletcher, il capo Norvegia, l'isola di Alexander I, il Mare di Weddel e la penisola Antartica di Palmer. Facendo una comparazione tra le carte di Oronzio Fineo e quelle di Mercatore, possiamo notare come le fonti da cui sono state tratte debbano essere indubbiamente diverse, vista l’approssimazione di Fineo rispetto a Mercatore.

Come abbiamo visto, ci sono mappe dei tempi antichi che mostravano, possiamo dirlo, tutta la geografia terrestre. Esse sembrano essere parti di una carta mondiale molto antica, disegnata da un popolo sconosciuto che era in grado di usare tecnologie che noi consideriamo essere una conquista dei tempi moderni.
Chi erano i rappresentanti di questa Prima Civiltà? Dove sono finiti? Esiste qualche retaggio? E’ stata questa Prima Civiltà a diffondere, un po’ ovunque, la conoscenza?

Hapgood fece una scoperta quasi incredibile: trovò un documento cartografico copiato da una sorgente più antica scolpita su di una colonna di pietra in Cina nel 1137. Questo documento cartografico mostrava lo stesso alto livello di tecnologia delle altre mappe occidentali, lo stesso metodo di griglia, lo stesso uso della trigonometria sferica; ci sono così tanti punti in comune con le carte occidentali che si può ragionevolmente arrivare a ipotizzare che possa esserci una fonte comune: una civiltà perduta.
La Prima Civiltà?

 


Massimo Bencivenga

 
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