Ho detto esotica e non erotica!
Di questi tempi di sfumature nere, rosse e grigie, urge specificare alcuni concetti. Se si fa un giro nelle Università salta all’occhio che tante persone si iscrivono ai corsi di laurea in lingue straniere. Un rapido sguardo post laurea evidenzia altresì come tanta parte delle persone in cerca di occupazione sono in possesso proprio di lauree siffatte. Quindi il mercato del lavoro non ha posto per i laureati i lingue? Sì e no.
La precarietà è dettata dal gran numero di laureati e dal fatto che lo sbocco naturale per gli stessi era all’interno delle scuole. E lì si è arrivati al collo di bottiglia. Una cosa però va detta. La stragrande maggioranza di questi laureati conoscono bene l’inglese e il francese. Ciò poteva andar bene qualche decennio fa, ma adesso che dette lingue si studiano dalle medie non c’è più nessun vantaggio a conoscerle, atteso che gran parte dei diplomati italiani ha studiato almeno una lingua straniera, e un’aliquota minore due.
Il vantaggio però potrebbe ritornare qualora, accanto o meno all’inglese, si associasse una qualche lingua più esotica. Roba tipo, il russo, il cinese, il giapponese, l’arabo, l’hindi o il portoghese e così via. Con queste lingue, le speranze di trovar lavoro nelle scuole sono appena appena maggiori, ma sarebbero molto più gradite al mondo del lavoro in generale.
Del resto, viviamo o no in un mondo globalizzato e interconnesso? E allora la conoscenza dell’inglese, quella deve esserci per default, e di una delle lingue “esotiche “ citate può spalancare qualche porta nel mondo dell’industria e dei servizi.
Il portoghese più dello spagnolo perché il Brasile è una economia emergente; il cinese perché, insieme all’India, è la fabbrica del mondo. l’arabo perché, checché se ne dica, è una lingua molto prossima alla nostra in senso geografico, basti pensare che non pochi imprenditori italiani fanno affari nei paesi arabi.
E poi conoscere una lingua significa conoscere anche gli usi e i costumi di quella parte del mondo. In tal modo si potrebbero evitare delle gaffe agli impresari, perché i gesti e le parole non hanno ovunque lo stesso significato.
Unica controindicazione? In Cina ed in India si parlano numerose lingue (l’India ha circa 415 lingue, 22 delle quali ufficiali!), ma basta sapere quella che si usa nei trattati internazionali e all’Onu e siete a posto dal punto di vista degli affari.
|