Il viaggio. Il viaggio come metodo infallibile per conoscere il mondo esteriore e, quando si tratta di grandi personalità, quello interiore. Un modo per conoscere e conoscersi. Il viaggio al di fuori di se stessi che, inevitabilmente, cambia dentro, scoprendo cose che neanche ci si immaginava.
La pellicola si Walter Salles narra appunto di un viaggio; il viaggio di Ernesto Guevara de la Serna, 23enne laureando in medicina, e del suo amico Alberto Granado, 29enne biochimico.
Siamo nel 1952 e i due giovani amici, Ernesto e Alberto, partono dall’Argentina, in groppa ad una Norton 500 soprannominata “la Poderosa”, alla scoperta dell’America Latina e della sua topografia umana. Cile, Perù, Colombia, Venezuela, fra le svariate disavventure(ad un certo punto dovranno dire addio alla “Poderosa”), viaggiando in vario modo, conoscendo luoghi e persone che muteranno significativamente la loro vita.
L’esperienza più significativa la vivono al lebbrosario di San Pablo, dove Ernesto e Alberto mettono a disposizione le loro competenze gratuitamente e con grande passione. Otto mesi dura il viaggio: abbastanza per trasformare, di lì a poco, il giovane Ernesto nel comandante Che Guevara, icona indiscussa di libertà e della lotta contro ogni tipo di sfruttamento e oppressione.
Salles non cede nulla alla retorica e molto al talento: il suo e quello degli attori. Un’ottima fotografia regala allo spettatore rarefatte emozioni ed una sottile malinconia che spiazza e commuove. Si respira polvere di strada, ci si bagna nei temporali, si soffre per amori perduti e si aprono le ferite dell’ingiustizia.
L’amicizia e l’avventura, la maledetta voglia di cambiare l’ordine delle cose. Il bravo Gael Garcia Bernal(il giovane Ernesto), sguardo magnetico e profondo, riesce a trasmettere tutta l’inquietudine di uno spirito nobile e fiammeggiante. Rabbia amorosa disinnescata, che superando ogni tipo di difficoltà(asma compreso), prepara la strada a grandi imprese. Rabbia e poesia che si fondono meravigliosamente nella bellissima scena finale, dove Ernesto attraversa a nuoto il fiume che divide “i sani dai malati” del lebbrosario di San Pablo.
Per attraversare il fiume della diseguaglianza e tentare di colmare la distanza fra la felicità e l’oppressione, ci vuole sacrificio, passione, smisurato amore ed un coraggio da leone: Ernesto ne aveva da vendere, e attraversò il fiume.
Prodotto da Robert Redford e con la supervisione artistica di Gianni Minà, una piccola perla da cogliere e custodire.
Alfredo Paragliola
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