Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre, perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore degli smarriti. E la mia giustizia calerà con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che proveranno ad ammorbare e, infine, a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore, quando farò calare la mia vendetta sopra di te.
Prendete cent’anni di cinema con tutti i suoi generi(noir, drammatico, grottesco, etc.)e frullate ad arte. Aggiungete un pizzico di cultura e impostazione classica e una buona dose di lirismo western alla Sergio Leone, rifrullate ancora e servite caldo: a questo punto gustatevi il cinema geniale di Quentin Tarantino.
Pulp Fiction è un film che lega tutti i personaggi in tre episodi che si accavallano e s’ intrecciano fra di loro in maniera non-cronologica. Nella sequenza filmica la storia inizia e finisce al “Hawthrone Grill”, dove il malvivente “Zucchino”(Tim Roth)e la sua compagna “Coniglietta” decidono di fare una rapina proprio lì.
Ma seguiamo un ordine cronologico per poi riavvolgere il tutto.
I due killer Julies e Vincent(rispettivamente Samuel L. Jakson e John Travolta)hanno l’incarico di recuperare una valigetta dal contenuto prezioso e misterioso(non si saprà mai cosa contiene)dalle mani di alcuni giovani e sprovveduti malviventi che l’anno sottratta al capo di Julies e Vincent: Marcellus. I due gangster penetrano nell’appartamento e uccidono due giovani. Un terzo esce dal bagno e spara all’impazzata…ma neanche una pallottola sfiora i due uomini, i quali sparano a loro volta crivellando di colpi il malcapitato. A questo punto avviene la scissione temporale. Continuando cronologicamente nella storia(ma nella sequenza filmica ci troviamo nel terzo episodio)Jiulies e Vincent lasciano vivo il quarto giovane malvivente, Marvin, per portarlo al cospetto di Marcellus. Durante una discussione in macchina, Vincent chiede il parere di Marvin che è seduto di dietro: parte un colpo involontario dalla pistola di Vincent che colpisce in pieno volto Marvin. Con la macchina insanguinata i due uomini non sanno cosa fare, fino a quando Jiulies non decide di andare a casa di un suo amico, Jimmie(lo stesso Quentin Tarantino), per prendere un po’ di tempo. Quando arrivano a casa di Jimmie, questi, disinteressandosi completamente del fatto che ci sia un ragazzo morto in macchina, si preoccupa unicamente del fatto che da lì a poco sarebbe rientrata sua moglie. In soccorso ai due gangster giunge l’enigmatico signor Wolf(Harvey Keitel), mandato da Marcellus. Grazie ai metodi cinici, sbrigativi ed efficaci del signor Wolf, il problema viene risolto, ma i due killer si trovano senza i loro vestiti(indossano alcuni capi ridicoli appartenenti a Jimmie), senza macchina e con la misteriosa valigetta da riconsegnare. Decidono di fare colazione al “Hawthorne Grill”. E’ qui che avviene l’incontro-scontro con il rapinatore “Zucchino”. Ma di questo, per forza di cose, dobbiamo parlarne alla fine.
Jiulies e Vincent vanno al quartier generale di Marcellus e gli riconsegnano la valigetta(e siamo tornati al primo episodio, nella sequenza filmica). Marcellus chiede una cortesia a Vincent: far distrarre un po’, quella sera stessa, sua moglie Mia(Uma Thurman). L’uomo obbedisce e porta, dopo essersi sparato una dose di eroina, la moglie del capo in un locale stile anni ’50. I due si stuzzicano, parlano, filosofeggiano e decidono di partecipare ad una gara di ballo(vincendola)che si tiene nel locale stesso. Riportatala a casa, Vincent sente forte il desiderio di lei. Poi si rende conto che si tratta della moglie del capo: va in bagno a riflettere. Intanto Mia, rovistando nella giacca di Vincent, scopre una busta contenente polvere bianca. Credendo fosse cocaina, se la porta al naso e la sniffa. Ma è eroina, e la donna va in overdose. Vincent a questo punto va nel panico più totale e trova l’unica soluzione nel chiedere aiuto al suo spacciatore Lance. Il gangster giunge a casa di Lance e, in una fase di estrema confusione, questi decide di piantare nel petto di Mia, con una grossa siringa, una dose di adrenalina. La cosa funziona e Mia è salva. Vincent riporta Mia a casa, e i due giurano solennemente di non dire mai nulla a Marcellus.
Riavvolgete un attimo il nastro: ricordate quando Julies riporta la valigetta al suo capo? Bene, perché questo è l’inizio del secondo episodio in senso filmico e l’ultimo in senso cronologico.
Marcellus, dopo aver recuperato la valigetta, infatti, incontra un pugile: Butch(Bruce Willis). Devono combinare un incontro truccato: Butch deve perdere appositamente in cambio di una grossa somma di denaro. Ma Butch, per orgoglio e per interesse(oltre ad incassare la somma punterà molti soldi su se stesso, dato per sicuro perdente), decide di combattere per vincere truffando Marcellus. Butch, infatti, vince l’incontro, uccidendo addirittura il suo avversario(l’incontro non viene rappresentato). Subito dopo fugge e raggiunge la sua compagnia Fabienne che lo attende per scappare insieme. Ma c’è un imprevisto: Fabienne, nel raccogliere tutte le cose da casa di Buthc, si è dimenticata una cosa di gradissimo valore affettivo per il pugile: un orologio. E’ un orologio generazionale, tramandato di padre in figlio, e Butch lo aveva ricevuto da bambino come ultimo ricordo di suo padre morto in Vietnam. Il pugile non vi può rinunciare e, mettendo in serio pericolo la propria vita, decide di tornare a casa la mattina seguente all’alba per recuperare il prezioso orologio. Il mattino seguente vi si reca: la casa sembra deserta, ma non è così. Butch, infatti, nota una mitraglietta sul tavolo di lavoro della cucina, poi sente tirare lo sciacquone del water…Dal bagno esce Vincent. I due si guardano, entrambi sorpresi, per qualche istante: poi lo scatto del tostapane, e Buth scarica l’intero caricatore su Vincent freddandolo sul colpo. Il pugile, felice per aver recuperato l’orologio e per lo scampato pericolo, si rimette in macchina, ma fermo ad un semaforo incontra proprio Marcellus(ed è la prima volta che questi viene inquadrato di faccia). Buth lo investe e provoca un incidente. Marcellus non muore e, ripresosi dallo stordimento, comincia a sparare. Butch, rinvenuto dopo l’incidente, scappa e si rifugia in un negozio di utensili vari. Marcellus lo vede e lo insegue nel negozio: i due si scambiano pugni e calci, ma vengono interrotti dal proprietario del negozio che, con fucile alla mano, afferma: “Nel mio negozio nessuno ammazza nessuno, tranne io e Zed”. Butch e Marcellus sono finiti nelle mani di due maniaci psicopatici. Vengono legati e imbavagliati dal proprietario del negozio, poi arriva Zed(che fra l’altro è un poliziotto). I due psicopatici devono decidere chi sodomizzare per primo: dopo una sadica conta, la scelta cade su Marcellus, e lo portano in cantina per violentarlo. Butch rimane sopra, udendo le urla disperate di Marcellus, ma riesce a liberarsi e sta per scappare. Ma le urla di Marcellus sono troppo strazianti…e decide di aiutarlo. Fra i vari oggetti del negozio c’è una katana(la spada giapponese dei samurai): la prende e si reca in cantina. Apre la porta e uccide il proprietario del negozio prima che questi gli spari col suo fucile, poi si appresta a fare la stessa cosa con Zed. Nel frattempo, però, Marcellus si riprende, imbraccia il fucile e spara in mezzo alle gambe del poliziotto psicopatico senza ucciderlo.
Il boss sodomizzato, grato per avere interrotto quell’orribile esperienza, comunica a Butch che i conti fra loro due sono saldati, a patto che il pugile se ne vada da Los Angeles(città in cui si svolge la storia)per non farvi più ritorno. Poi fa intendere all’agonizzante Zed che da lì a poco avrebbe chiamato alcuni suoi scagnozzi e che lo avrebbe ucciso dopo una serie di indicibili torture.
A questo punto dobbiamo necessariamente riavvolgere di nuovo il nastro e ritornare all’ “Hathorne Grill”, alla fine del primo episodio cronologico che nella sequenza filmica mette la parola fine alla pellicola.
Jiulies e Vincent stanno facendo colazione, e Jiulies comunica al collega che, in preda a forti ripensamenti e a stravaganti riflessioni mistiche, intende lasciare l’attività di criminale e diventare un’ asceta.
Vincent trova assurde queste posizioni e va in bagno(la toilette “riflessiva” è ricorrente). A questo punto i rapinatori “Zucchino” e “Coniglietta” decidono di fare il colpo e, pistole alla mano, intimano a tutti di consegnare portafogli e gioielli. “Zucchino” si trova di fronte a Jiulies e gli ordina di consegnargli la valigetta, la preziosa e misteriosa valigetta. Jiulies gli mostra il contenuto e “Zucchino” rimane basito. Approfittando di questa distrazione, Jiulies riesce a disarmare il rapinatore, che da quel punto in poi verrà chiamato sarcasticamente “Ringo”, e a puntargli la sua di pistola contro. “Coniglietta”, spaventata, accorre, ma sopraggiunge anche Vincent. Si instaura un duello psicologico a quattro: Jiulies ha la pistola puntata su “Zucchino-Ringo”, “Coniglietta” su Julies e Vincent su “Coniglietta”. A questo punto Jiulies comincia a recitare il versetto della Bibbia Ezechiele 25, 17(quello che ho riportato all’inizio), asserendo di recitare questo passo a memoria ogni volta che deve uccidere qualcuno. Ma ora è in una fase di riflessione, e metaforizza proprio sulle parole del passo. Dice, rivolgendosi a “Zucchino-Ringo”, che potrebbe essere lui la tirannia degli uomini malvagi ed il mondo ad essere smarrito, oppure è il mondo ad essere malvagio e la pistola che impugna è il pastore che ci guida nella valle delle tenebre: ”Questo mi piacerebbe Ringo…Ma la verità è che tu sei il debole ed io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando con tutte le mie forze a diventare il pastore.”
Ihuu! Mr. Quentin: you’re genuis…ma che fatica raccontarti!....
Questo splendido, frenetico, ingarbugliato eppur lineare film ha decisamente segnato un punto di svolta nella storia del cinema. Come in un’ opera cubista, Tarantino ha scomposto gli elementi del cinema e li ha rimessi insieme creando un qualcosa di meravigliosamente nuovo, utilizzando una narrazione possente ed una regia all’avanguardia. La violenza e gli efferati delitti in Pulp Fiction diventano elementi grotteschi e passano, quasi indifferenti, col sorriso sulle labbra, rimandando allo spettatore dall’occhio più acuto tutte le dovute riflessioni. Solo il maestro Kubrick in “Arancia Meccanica” era riuscito in un’impresa del genere. Questa pellicola è divenuta giustamente un cult. Da vedere…assolutamente.
Alfredo Paragliola |