Con la Coda di Volpe Pompeiano, un bel vino bianco, rimaniamo ancora in Campania e ancora dalle parti del Vesuvio. E quando si parla di vini e Pompei inevitabilmente si finisce anche a parlare di Plinio il Vecchio, militare, scienziato e poligrafo che proprio durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. perse la vita. Antica varietà campana a bacca bianca, citata da Plinio il Vecchio nella sua "Naturalis Historia". Il suo nome deriva dal latino "Cauda Vulpium", per la sua forma caratteristica che ricorda appunto la coda della volpe.
L’erudito romano scriveva è “il terreno e l’ambiente, non solo l’uva, fa la differenza, e giova loro l’invecchiamento”. Il caratteristico nome di Coda di Volpe Pompeiano nasce dall’antico vitigno “Cauda Vulpium”, chiamato in tal modo in virtù della forma del suo grappolo, generalmente curvo e lungo. La varietà coltivata alle falde del Vesuvio viene chiamata anche con il nome locale di "caprettone" o "crapettone".
La Coda di Volpe Pompeiano è meno popolare della Falanghina, ma questo non va assolutamente ad inficiare il successo tra gli intenditori che sanno di cosa si parla quando si nomina la Coda di Volpe Pompeiano. E’ un vitigno, quello della Coda di Volpe, diffuso in tutta la Campania, ma quello che può fregiarsi del marchio I.G.T. è la Coda di Volpe Pompeiano. Il vino è un bianco giallo paglierino chiaro che si presenta all’olfatto con una buona intensità aromatica. Secco e gradevole il vino bianco Coda di Volpe Pompeiano si accompagna bene con pietanze e portate a base di pesce, frutti di mare e crostacei.
|