Il 18 Luglio del 1995 moriva il ciclista Fabio Casartelli, cadde in una tappa del Tour de France che sarebbe passato alla storia come quello della cinquina del navarro Miguel Indurain, che forse avrebbe anche potuto iniziare prima la serie, ma nel 1990, non potè giocarsi appieno le sue carte perché dovette spendersi come gregario di Pedro Delgado.
Qualcosa di molto simile potrebbe succedere anche quest’anno, laddove Froome sembra avere più birra di Wiggins. Ma forse mi sbaglio. Non so avrebbe potuto fare da pro Casartelli, di sicuro era una promessa, in special modo nelle corse di un giorno e nelle classiche, non era affatto uomo di classifica, ma non lo erano neanche i primi Bugno e Armstrong, anche se nel caso del texano andrebbero fatte delle considerazioni che prenderebbero pagine e pagine di testo.
Fabio Casartelli, oltre che per il drammatico epilogo della sua vita, verrà ricordato anche, forse soprattutto, per aver vinto una medaglia d’oro alle olimpiadi di Barcellona 1992 nella prova su pista; gara peraltro riservata solo ai dilettanti.
La sua vittoria segui di 24 anni quella di Pierfranco Vianelli a Città del Messico 1968. Nel 2004, un altro italiano, Paolo Bettini, si sarebbe issato all’oro olimpico, nella categoria pro, atteso che per i dilettanti non c’era più posto.
Nel 2008, Rebellin riuscì a strappare un argento, che gli venne successivamente strappato per motivi di doping, il grande flagello di questo sport stupendo, per certi versi estremo, ma infangato da pratiche che nulla hanno a che spartire con il principio di lealtà che permea, o almeno dovrebbe, ogni disciplina olimpica.
Il giorno dopo la sua morte praticamente non si corse, i ciclisti scelsero di arrivare tutti insieme e di mandare avanti i compagni della Motorola di Casartelli.
A tagliare per primo il traguardo fu Lance Armstrong, che ancora non era incappato nella disavventura del tumore. Pertanto ai tempi era ancora normale, un ciclista dotato ma normale, molto diverso da quello che riuscì ad infilare 7 Tour de France. Domani saranno 17 anni che Fabio non c’è più, e sono 20 quasi dalla sua vittoria.
Ciao Fabio. Massimo Bencivenga
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