Tra qualche giorno ormai partirà l’Olimpiade di Londra 2012. Gli spot Rai sono già cominciati sul leitmotiv di Io c’ero, qualcosa che mi ricorda il io non c’era (quando si faceva l’Italia) di Manzoniana memoria in Marzo 1821.
Sapete qual è il simbolo delle Olimpiadi? Un discobolo. Sì, avete capito bene, il simbolo per eccellenza delle Olimpiadi è la statua raffigurante il discobolo di Mirone.
Vedendo un vecchio filmato su Raisport, sono venuto a conoscenza di una cosa che non sapevo. Non sapevo che il primo discobolo olimpico dopo la Seconda Guerra Mondiale fu l’italiano Adolfo Consolini. La cosa singolare è che al secondo posto si classificò un altro italiano, Giuseppe Tosi.
La vittoria di Consolini non fu affatto a sorpresa, dal momento che nel 1941, lanciando il disco a 53,34 m, stabilì il nuovo limite mondiale. Limite che ritoccò poi altre due volte, lanciando l’attrezzo a 54,23 nel 1946 e a 55,33 nel 1948.
Le Olimpiadi del 1948 si tennero a Londra, come quelle di quest’anno, e ovviamente il clima era tutt’altro che ottimale. Consolini e Tosi si diedere battaglia.
Tosi, in testa nel primo lancio, si vide scavalcato dal 52,78 che Consolini stampò al secondo lancio. Ad un certo punto, anzi all’ultimo lancio, un discobolo americano effettuò un bel lancio, ben oltre i 52. Per fortuna quel lancio fu giudicato nullo e potè così concretizzarsi l’unica doppietta olimpica italiana nel lancio del disco e, più in generale, nell’atletica leggera.
Adolfo Consolini oro, Giuseppe Tosi argento.
Nota di colore: pare che non fu possibile suggellare l’impresa italica con l’inno di Mameli. Non si trovò il disco dell’inno. Ai discoboli capitano cose incredibili, nevvero? Per i lanciatori non si trova il disco.
Le Olimpiadi del 1948 videro anche il canto del cigno di Vittorio Pozzo, l’ormai leggendario ct della Nazionale. Vittorio Pozzo, bicampione mondiale e campione olimpico in carica, fu allontanato bruscamente perché reo di aver perso per 5-3 ai quarti con i dilettanti della Danimarca.
Dilettanti per modo di dire, dal momento che erano i migliori del paese, mentre l’Italia, in ossequio allo spirito olimpico, schierava studenti. In realtà a Pozzo non venne perdonato l’essere un “prodotto del fascismo”.
Nella partita persa per 5-3, quattro gol ce li fece un certo John Hansen, subito ingaggiato, insieme a Karl Praest e Karl Hansen fece la fortuna della Juventus. A vincere invece furono i “dilettanti” svedesi trainati dagli uomini della sigla Gre-No-Li, ossia Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e Nils Liedholm.
Questi erano i dilettanti.
Massimo Bencivenga
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