La savana
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La savana

Breve viaggio nella savana. Informazioni utili per chi vuole saperne di più.

La savana è un tipo di vegetazione presente soprattutto in quelle zone caratterizzate da un clima tropicale e subtropicale. La vegetazione tipica della savana è  prevalentemente erbosa. Gli arbusti e gli alberi presenti sono così separati tra di loro da non costituire una volta chiusa.
Essa si trova essenzialmente nelle zone di intermedie tra la foresta pluviale e il deserto o la steppa in Africa centrale, Sudamerica, India, Indocina e Australia, anche se la si può trovare anche a latitudini differenti.
Diversi sono i motivi per cui si può formare la savana:
particolari condizioni climatiche
incendi stagionali (anche quelli dolosi)  
particolari caratteristiche del suolo.

Le savana tropicale e subtropicale  si forma soprattutto in zone caratterizzate da precipitazioni scarse o persino assenti. 100-200 mm di pioggia nell’arco di un intero anno non bastano per permettere la crescita di alberi e arbusti, per cui queste zone sono caratterizzate da prateria erbosa, determinando quegli scenari caratteristici dei confini dei deserti subtropicali.
Avvicinandosi all’equatore, si trovano zone caratterizzate da maggiori piogge con vegetazione arbustiva (fino a 300 mm) e alberi isolati (fra i 300 mm e i 400 mm).
Nelle zone dove la pioggia supera i 400 mm annui, senza l’incidenza di altri fattori ambientali, gli alberi crescono così vicini e sono sufficientemente grandi da costituire una volta, che non consente il passaggio dei raggi di sole, riducendo, di conseguenza la presenza di erba. Dunque mano a mano che ci si avvicina ai territori dove le piogge sono più abbondanti la savana lascia il posto alla foresta.
Incendi stagionali naturali e dolosi.
In Africa occidentale e centrale si trovano intere zone caratterizzate dalla savana per motivi puramente legati al clima e ai fattori atmosferici.
Ma come riportavamo in precedenza ci sono regioni (in Africa orientale, ad esempio), dove le quantità  pioggia naturalmente porterebbe alla crescita di una foresta, ma dove, a causa degli incendi stagionali, sorge la savana. La siccità in alcuni periodi dell’anno fa seccare l’erba e questo crea un terreno fertile per lo espansione di grandi incendi, accesi dai fulmini, ad esempio o per cause dolose. Il fuoco porta il terreno ad arricchirsi di sali minerali, questo contribuisce alla crescita di un ulteriore manto erboso, e distruggendo i germogli, non consente ad alberi ed arbusti di formare una vegetazione più fitta. Nelle savana caratterizzata dagli incendi, le piante che proliferano sono soprattutto quelle che per loro natura resistono maggiormente alle fiamme.
Ma oltre alle cause naturali anche l’uomo ha la sua parte nella costituzione di intere zone caratterizzate dalla savana. Infatti fin dall’antichità il genere umano ha appiccato incendi per sottrarre territori alle piante e potersene servire per altri scopi e tutto ciò ha contribuito alla diffusione di questo tipo di vegetazione anche in altre parti del pianeta.
Tra tutte citiamo quella presente nelle zone del Nordamerica precolombiano, con chiari segni ancora evidenti in alcuni territori del New Jersey e del New England, e la macchia mediterranea.
L’uomo infatti ieri come oggi si è servito sovente del fuoco per far nascere interi pascoli indispensabili per l’allevamento degli animali; per rendere il suolo più adatto ad essere coltivato o per tenere lontani gli animali selvatici e le bestie feroci. Oggi addirittura ci sono nel mondo diverse zone di savana protetta. Periodicamente in alcuni parchi faunistici africani vengono praticati incendi previsti  dai programmi per la conservazione ambientale.

 

 

 
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