A volte i libri arrivano nelle nostre mani seguendo percorsi tortuosi. Nella torrida estate del 2003 mi trovavo in Calabria in vacanza, a Mandatoriccio a voler essere pignoli, e, allegato al Il Sole24Ore, c’era un inserto, un romanzo: Il passo del cordaio, di Domenico Gangemi (Il Sole24Ore, pagg233, 2002). Lo comprai e la ragazza dell’edicola mi allungò anche, e senza sovrapprezzo, poi capii perché, Zero Coupon di Paul Erdman, un altro romanzo della serie financial thriller. Fu così che lessi il libro dell’ingegner Gangemi. La storia parte dal ritrovamento del corpo, forse, di una giovane vedova di un malavitoso e di come tutto sembri incastrare un professore con turbe mentali. A difendere il tizio viene chiamato l’avvocato Gino De Rupe che, nel tentativo ora di scoprire e ora, per quieto vivere, di occultare, deve districarsi tra le malelingue del circolo, retaggio di un mondo che fu e pieno di acredine verso i nuovi ricchi, i nuovi politici e i nuovi “rispettabili”.
Nell’indagine si mescola una calda storia d’amore, la fidanzata di sempre, “guappi” di mezza tacca, la ‘ngrangheta diventata sistema e la sua coscienza.
De Rupe capirà che nella terra ove si avanza andando all’indietro, il passo del cordaio, non può fidarsi nemmeno dei sentimenti e dell’amicizia e, suo malgrado, quando pensa di aver trovato una soluzione che aggrada tutti il caso trama contro di lui e lo porta…
Al rispetto e al brindisi “all’omani”, poco prima della fine della storia. Personaggi credibili e un modo di raccontare fluido e per certi versi non ortodosso rendono il libro un piccolo gioiello.
Massimo Bencivenga |