La biografia di Robert Finn, autore dell’Adepto e di Ex machina, lo descrive come un autore molto sui generis e un personaggio dotato di una conoscenza enciclopedica.
Come spesso accade però tali personaggi hanno delle competenze che mal si conciliano con quelle che il mondo reale premia o desidera.
La leggenda personale dice anche ha cominciato a scrivere l’adepto per giustificare l’acquisto di un computer particolarmente costoso, ergo magari non poteva permetterselo. A conti fatti avrebbe fatto meglio, almeno con l’Adepto, in quanto Ex Machina non l’ho letto, a non iniziarlo nemmeno.
La storia stenta a prendere ritmo, i personaggi principali, di cui almeno uno non ho capito con esattezza il suo lavoro, stentano ad integrarsi; i dialoghi in alcuni casi sono surreali, tranne quelli tra il protagonista e il suo miglior amico. La storia è imperniata intorno alla sparizione e alla successiva corsa ad un manufatto antico, un antico mandala che si dice essere dotato di poteri taumaturgici.
Nel libro troviamo personaggi forti come Superman ed altri che sembrano immortali come Cagliostro, tali creature fanno da sfondo ad una storia d’amore che l’autore volutamente complica.
Il finale benché stucchevole appare abbastanza scontato, insomma se siamo di fronte a un genio ancora non ce ne siamo accorti…va dato comunque merito ed atto alla casa Editrice Nord di provare a battere strade alternative nel panorama letterario italico cercando di portare nelle libreria nuovi autori e cercare di dare nuovo smalto a generi quali horror e fantascienza.
Massimo Bencivenga
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