Ci sono critici e lettori appassionati di tassonomia che passano giornate e giornate a spaccare il capello nella classificazione di un libro: storico, avventuroso, thriller, giallo, noir, rosa e arancione… più che leggere libri dovrebbero fare i medici legali.
Tali scienziati si troverebbero in forte difficoltà nel tentativo di classificare, nella tavola periodica della letteratura, L’elenco telefonico di Atlandide (Sironi Editore, pagg 528) di Tullio Avoledo, caso editoriale del 2003 insieme a “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire” e “Il codice da Vinci”.
I libri si dividono, basicamente, in buoni o cattivi. L’Edipo Re, ad esempio, come verrebbe classificato oggi? Giallo? Noir? Il romanzo è incentrato intorno alla figura di un legale di banca, Giulio Rovedo, alter ego dell’autore, e alle sue vicissitudini che lo vedono, di volta in volta, incontrare strani sopravvissuti ai lager che parlano di salti temporali e realtà alternative, assatanate dirigenti di banca che non solo vogliono assorbire la sua banca ma anche restaurare sulla terra il dominio degli dei e arconti dell’antico Egitto, odiosi vicini di casa e politici celtici, bere acqua miracolosa e trovare l’Arca dell’Alleanza. Rovedo è per certi versi un antieroe e si macchia nel corso del romanzo di vere e proprie bassezze, azioni di bassa lega.
La capacità di ipnotizzare il lettore è testimoniata dall’essere riuscito, da una simile miscellanea, a tirar fuori un plot scorrevole e accattivante. il finale è assolutamente spiazzante.
Caldamente consigliato.
Massimo Bencivenga
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