Il passato non è solamente una terra straniera, a volte è qualcosa di più. Il pilota Jim Mackenzie, mezzo navajo, nel suo ritorno a Falstaff deve fare i conti con gli strascichi di una fuga e con i cocci che quella sua stessa precipitosa fuga ha lasciato. Jim pensa di essere dannato, pensa che in lui ci sia qualcosa che non va, un elemento distruttivo che corrode e contamina chi gli sta accanto e resta piacevolmente colpito dalla calorosa accoglienza dei suoi amici di un tempo. Anche da parte di persone che ha tradito. Jim e gli amici di un tempo si ritrovano, loro malgrado, a dover fronteggiare una minaccia terribile, quasi aliena, e per certi versi lo è, dal momento che viene dal passato ed è stata inconsapevolmente liberata dalla persona più buona del romanzo. Il finale è "caruccio" e la trama ha il plot del thriller.
Per quanto mi riguarda Jim Mackenzie va dritto di filata nella mia hit di personaggi accanto a Shasa Courtney, Nicholas Quenton-Harper e Nicholas Berg di Wilburn Smith; insieme a Luke e Priest di Follett; va a braccetto con padre Lorenzo Quart di Perez-Reverte. Altro protagonista indimenticabile è il cane Silent Joe. Il protagonista, Jim, s’innesta nel solito clichè del dannato con un passato da dimenticare, come e più di Frank Ottobre (Io Uccido) e di Jordan Marsalis (Niente di vero tranne gli occhi); e c’è la solita bellissima meticcia che rifà il verso a Lisa Guerrero e la giornalista che invece sembra Maureen Martini. Faletti sembra in calo ad ogni libro che scrive, ma comunque è meglio di tanti altri presunti scrittori di thriller italiani. Nel finale Jim Mackenzie riscatterà tutta la sua vita spericolata. E dopotutto aveva ragione lui quando sosteneva di essere dannato e maledetto, solo che non sapeva neanche lui quanto. Jim, tre uomini, Mackenzie, navajo del clan del sale, dovrà alzare gli occhi al sole e assumersi le sue responsabilità.
Massimo Bencivenga |