Il 1492 fu, indubbiamente, un anno particolare.
Niente fu più come prima dopo quell’anno.
Camminavano i giganti sulla terra, verrebbe da dire scimmiottando un passo delle Genesi. Ma i Giganti c’erano davvero nel 1492: Leonardo da Vinci aveva 40 anni; Martin Lutero 9, Niccolò Copernico 19; Erasmo da Rotterdam 26; Raffaello Sanzio 9; Tommaso Moro 14; Pico della Mirandola 31. E il sommo Michelangelo ne ha solo 17, ma alla corte del Magnifico capì che solo l’arte, un’amante capricciosa, esigente e totalizzante, avrebbe avuto il suo cuore.
Era un burbero Michelangelo, uno da prendere con le molle. Un genio irriverente, pronto a farsi beffe tanto dei potenti quanto dei soloni dell’arte (c’erano anche ai tempi, cosa credete?); fu infatti una burla a lanciarlo nella Roma Caput Mundi dei grandi intriganti e duellanti: i Borgia e i Della Rovere.
A questo punto, insieme a Marco Buticchi facciamo un salto di qualche secolo e arriviamo al punto in cui uno schizzo, inedito a quanto pare, che potrebbe essere dello stesso Michelangelo, viene mostrato a Sara Terracini, a Roma e nel Marzo del 1985, non già da esperti d’arte, bensì da terroristi, o da persone che vogliono farsi passare per tali, e che la tengono prigioniera. Sara ha avuto la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato: ha discusso la tesi di laurea nel giorno dell’omicidio di Ezio Tarantelli, e un amico di Sara potrebbe aver scattato, accidentalmente, una foto al commando omicida. Sara viene presa in un vortice di violenza, l’amico e il padre vengono uccisi, dal quale riesce a uscirne grazie alla tenacia e alle abilità di un maggiore dell’Istituto più famoso del mondo.
L’Istituto è il Mossad, e il maggiore è un giovane Oswald Breil.
Dal momento dell’omicidio Tarantelli, Oswald e Sara verranno braccati da terroristi, da uomini dei servizi segreti, da killer, da faccendieri e da nobili decaduti; capiranno che non potranno fidarsi di nessuno o quasi, perché c’è un filo, sottile e insanguinato, ancorchè tenace, che sembra legare l’artista rinascimentale alla sinfonia delle bombe degli anni di piombo che trovò l’acme nel sequestro Moro.
In questa nona avventura, Marco Buticchi svela ai lettori i retroscena di una amicizia, quella tra Sara e Oswald, che sembrava già matura nel 1995, ai tempi dell’avventura di Le Pietre della Luna.
Per forza l’amicizia era già salda; era stata cementata dal pericolo.
In questo romanzo, Buticchi fa correre meno l’avventura in senso stretta, ma induce il lettore a interrogarsi sulla stagione degli anni di piombo e sulle “stranezze” del sequestro Moro, dalla singolarità della seduta spiritica (c’era anche Prodi) alla strana distribuzione del volume di fuoco (do you remember Tex Willer?), impone altresì una riflessione sulla contiguità e sulle ambiguità di apparati statali e sovranazionali con forze e spinte eversive nazionali e transnazionali.
Più ancora, Buticchi costringe il lettore a interrogarsi sulle fonti finanziarie di quel terrorismo, perché anche i terroristi devono comprare il pane. Come si finanziavano allora?
E come si finanziano adesso? E perché le Br qualche volta trucidavano e altre volte, a valle di un giudizio, liberavano?
Davvero nessun "apparato" istituzionale li aiutava, occultamente o meno?
Per certi versi sembra di seguire le vicende dello Ior e della P2 del libro precedente.
Ma non è poi davvero così?
Sia pure meno avventuroso e più spionistico o noir, il romanzo scorre via facilmente, Buticchi è bravo da par suo a gestire i modi e i tempi per informare il lettore senza rinunciare allo scopo primario, vale a dire tenere avvinto il lettore alla pagina.
Il finale sembra lasciare la questione tra Oswald e “il padrone di casa” ancora aperta.
In qualche intervista, lo scrittore sottolinea di amare molto il lieto fine, anche come atteggiamento positivo per la vita. E io son con lui, perché siamo italiani, e dobbiamo essere orgogliosi di esserlo.
E questo pensiero-aforisma sembra fatto apposta per unire il nostro presente a quello di Michelangelo
In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù.
Ricordiamocelo.
Massimo Bencivenga |