Negli ultimi mesi ho fatto la conoscenza di una detective, di una ispettrice e di un commissario. Nell’ordine: Kathy Mallory, Anastasija Kamenskaja e Jean-Baptiste Adamsberg. Tutti questi personaggi sono stati partoriti da menti femminili, di questi personaggi ho letto un solo libro cadauno (non i migliori a vedere un po’ nei forum) e tutti mi hanno lasciato, chi più chi meno, qualcosina.
Kathy Mallory, creata da Carol O’Connell, arrivò nelle mie mani con la storia Amanda è morta nel parco. Per la verità nelle primissime pagine c’è qualcuno che ha scambiato la ragazza trovata morta a Manhattan proprio con Kathy Mallory. Ma chi è Kathy Mallory? Una trovatella cresciuta da un altro poliziotto che le ha insegnato tanto ma non le buone maniere, a quanto ho capito. Mallory, lei preferisce che ci si rivolga a lei chiamandola così, cosa che devono fare anche i suoi amici. Parlando di lei, due suoi intimi amici, dicono: “Chiunque abbia a che fare con lei dovrebbe tenere presenti tre semplici regole: mai deluderla, mai tradirla, e mai fidarsi di lei.” Capito un po’ il tipo? E se vi dico che intenzionalmente mostrò la pistola ad un gattino per farlo impaurire?
Per il resto, a parte questa insensibilità di fondo dovuta alla sua infanzia, è qualcosa che non esiste: è bionda, occhi verdi, bella, geniale, spara bene e fa delle cose con i computer che neanche gli hacker… insomma Kathy Mallory non mi è scesa tanto. Ma alcuni personaggi di contorno, come Charles, un cervellone disadattato, innamorato di lei, mi hanno invece colpito ben più della totemica ed eccezionale Kathy Mallory.
Anastasija Kamenskaja detta Nastja è l’ispettrice della polizia criminale di Mosca partorita dalla fantasia di Alexandra Marinina, che prima di diventare scrittrice di best seller a tempo pieno è stata una apprezzata criminologa. Rispetto a Mallory, la Kamenskaja appare più umana, ha le sue debolezze, ma altresì i suoi punti di forza. Nell’episodio che mi sono trovato a leggere, intitolato La donna che uccide, non uno dei migliori come già detto, Nastja si trova a dover far luce su un omicidio ed una sparizione. Nastja ha una profonda mentalità analitica, i casi vanno risolti con la razionalità. Ma il suo cervello funziona su più livelli. Il primo livello le consente, in virtù di una grande memoria, di cogliere legami latenti; il secondo livello si attiva a partire da stimoli “innocui” come per esempio pensare ad un vestito, una mise; il terzo livello, il cervello fa tutto da solo e comunica il risultato regalandole un brivido. Nastja mi piace più della Mallory, e con lei si può scoprire la nuova Russia, quella, per usare le parole di Pelevin, passata dal niente al nulla al niente.
Last but not least, Jean-Baptiste Adamsberg, lo spalatore di nuvole. Personaggio inventato da Fred Vargas e da me conosciuto nel romanzo La cavalcata dei morti. Anche in questo caso ci sono dei rimandi, come con Mallory, a situazioni passate, ma niente di insormontabile. La cavalcata dei morti altri non è che la schiera furiosa, la masnie ferale, la caccia selvaggia, una leggenda comune al folklore del Nord. Queste anime vagano e rapiscono persone indegne, assassini, stupratori e così via, che la giustizia non ha condannato. Il capo di questa armata è Hellequin, che conosciamo meglio nella versione più edulcorata e potabile con il nome di Arlecchino.
Adamsberg, nel romanzo, si sdoppia, con l’aiuto dei suoi uomini, nel seguire un omicidio a Parigi e risolvere le morti legate alla leggenda della schiera furiosa nel Calvados, nella Normandia più magica. Qui, in un paesino, si trova e si trova a dover dipanare, insieme alla questione della cavalcata dei morti, una vecchia questione che vede coinvolti una famiglia di geniali disadattati, dei nobili decaduti, ed un poliziotto che si prende troppo sul serio. Come se non bastasse la famiglia di genialoidi, nel romanzo fanno capolino un medico incredibile, e la conoscenza enciclopedica ma tutto sommato sterile di Danglard, un uomo di Adamsberg. Che è un uomo lento ed insignificante dinanzi a cotanto portento. Solo che alla fine sarà lui ad avere l’ultima parola.
Una ridda, un pastiche di situazioni e personaggi che solo una scrittrice di talento poteva far diventare un bel romanzo. Appena possibile entrate in libreria e comprate una avventura di Jean-baptiste Adamsberg.
Non ve ne pentirete!
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