Antica usanza, quella di conservare gli animali imbalsamati, tutt’ora viene perseguita in tutto il mondo. Il termine imbalsamato deriva dall’antica usanza di conservare organismi o parti di essi trattandoli con balsami. I grossolani procedimenti di un tempo, che spesso si risolvevano in una semplice mummificazione, sono stati sostituiti da sempre più perfezionate tecniche che costituiscono la Tassidermia e che assicurano non solo la pura conservazione degli animali imbalsamati a scopo di studio, ma altresì una perfetta riproduzione delle loro fattezze.
Tutto ciò si riferisce soprattutto ai vertebrati e soprattutto ai mammiferi e agli uccelli, in quanto i rettili, gli anfibi, i pesci e un grande numero di invertebrati si conservano in adatti liquidi preservativi (alcol e formalina). Gli uccelli e i mammiferi di piccola e anche media statura si possono preparare in pelle o montati. Nel primo caso ci si limita a isolare la pelle dal resto del corpo, a trattarla internamente con opportune sostanze (ad esempio la pomata arsenicale), a imbottirla e quindi a ricucirla dopo aver convenientemente disposto o ripiegato gli arti; si ottiene così un esemplare di animale imbalsamato simile all’animale morto, a cui si può annettere previo isolamento e ripulitura, il cranio (importante per lo studio), nonché il cartellino con tutte le necessarie indicazioni. Le pelli così preparate si possono facilmente disporre in cassetti o in armadi e costituiscono la massa delle collezioni di studio esistenti nei musei; esse sono agevoli da maneggiare e da spedire, e non subiscono variazioni di colore per effetto della luce. Ben più lunghe sono le operazioni di montaggio. Tenuto conto delle esatte misure dell’animale si allestisce un manichino con gesso, trucioli, stoppa ecc., sostenendolo con un’armatura di ferro e legno, e su di esso si applica la pelle. Questa subisce dapprima un bagno di concia, più o meno lungo, e deve riuscire perfettamente ripulita e flessibile. Si appongono occhi di vetro e si riproducono con cera e plastilina le eventuali parti carnose o nude, che vanno opportunamente colorate; il cranio scarnito e svuotato può essere lasciato dentro al capo. L’abilità del tassidermista consiste nel saper dare agli animali imbalsamati i loro naturali atteggiamenti; si possono abbinare ottimi effetti artistici alla scrupolosa fedeltà della “ricostruzione”. Il montaggio dei grossi mammiferi è evidentemente costoso e richiede tutt’una attrezzatura che solo i laboratori tassidermici dei grandi musei possiedono. Il sempre più grande impiego delle materie plastiche ha consentito notevoli perfezionamenti nella realizzazione di animali imbalsamati, per cui di fronte alle superbe realizzazioni moderne appaiono goffi e ridicoli certi vecchi animali “impagliati”. Relativamente recenti sono i metodi di freeze-drying, per cui svariatissimi vertebrati e invertebrati vengono conservati intatti, nella posa voluta , facendo loro subire una disidratazione previo congelamento. In alcuni casi (ad esempio grossi pesci o cetacei), si eseguono calchi in gesso o in cartapesta, che assicurano la perfetta riproduzione delle forme dell’animale e che vengono accuratamente colorati. A scopo didattico, espositivo ed ornamentale si procede oggi alle inclusioni: piccoli animali o parti di essi vengono posti dentro sostanze resinose, che solidificano in una massa trasparente ed omogenea, nella quale l’esemplare è perfettamente visibile e si conserva indefinitamente.
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