Il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) facente parte dell’ordine dei Lagomorfi e appartenente alla famiglia dei Leporidi, ad un occhio disattento sembra molto somigliante alla lepre ma ha con questo animale delle differenze notevoli. Quello selvatico è molto più piccolo rispetto al coniglio domestico comune (difficilmente il suo peso supera il chilo). Ma sono tante altre le differenze: cosce più salienti, la testa più breve, le orecchie più corte; il pelo di colore grigio-fulvo, fatta eccezione per la gola, il ventre, la parte sotto la coda, che sono bianchi e con delle mezze tinte; mentre la punta della coda è di colore scuro. Ma ci sono esemplari di coniglio selvatico bianco e più raramente neri.
Questo animale ha una carne bianca e delicata ed è estremamente apprezzata dagli amanti della buona cucina. Non è facile farlo abituare alla domesticità cerca continuamente la fuga, diventa sterile o si rifiuta di accoppiarsi. Trova il suo habitat naturale presso regioni montuosi e le pianure dei boschi. Costruisce come sua dimora delle tane anche molto profonde, aggrovigliate e a zig-zag, dotate di molteplici uscite. Solitamente sceglie località in forte esposizione, dei terreno scoscesi, per evitare umidità e inondazioni. Animale molto molto attivo, il coniglio selvatico vive in piccoli gruppi composti fino a 25-30 elementi.
Si riproduce, a seconda della località e quindi del clima nei mesi di febbraio o marzo. Il maschio è sempre predisposto all’accoppiamento mentre la femmina va in calore raramente e una volta partorito si lascia “sedurre” solo molto tempo dopo il parto. Il periodo di gestazione è di circa un mese e alcuni giorni prima di partorire si allontana dalla tana comune e cerca un anfratto più riparato. Qui scava un tunnel poco profondo, con un solo accesso nel quale crea l’ambiente ideale per i primi giorni di vita dei suoi cuccioli con paglia e foglie secche; inoltre si strappa poi il pelo sia dal ventre sia nella superficie attorno alle mammelle, che renderanno accogliente e caldo l’ambiente.
Fatta questa preparazione la femmina partorisce in maniera semplice nel nido. I cuccioli nascono nudi e con gli occhi chiusi. Una volta nati, la mamma li lecca e mangia l’involucro fetale che li ricopre. Una volta avvenuto il parto la femmina rientra nella tana per allattare i piccoli mattina e sera nascondendo durante la sua assenza l’ingresso con foglie e rami. La femmina allatta per circa un mese. Già dopo soli 20 giorni i cuccioli cominciano ad abbandonare il nido e a giocare tra loro. Una volta concluso il periodo dell’allattamento la madre insegna ai piccoli come brucare l’erba e il segnale d’allarme per rientrare nella tana. Dopo alcuni giorni avviene il ricongiungimento col gruppo con il padre che si mostra attento e premuroso nel proteggere e seguire la crescita dei figli. Durante questo periodo la femmina è sparita dalla vista del maschio che avendo per natura uno stimolo sessuale dominante, potrebbe arrivare a ucciderei piccoli per godere di lei. Dopo qualche tempo la femmina è di nuovo incinta e prepara una volta ancora il nido spesso utilizzando quello realizzato in precedenza. Partorisce mediamente in condizioni di abbondanza di cibo dalle sei alle sette volte procreando sei o sette piccoli per nidiata, che cominceranno a riprodursi già tra i 5 e gli 8 mesi.
Il coniglio si allontana dalla sua dimora all’alba e non vi fa ritorno fino al tramonto. Al mattino non esce se prima, attraverso il suo udito alleatissimo, non si è assicurato che non ci siano pericoli. Innanzitutto va in posti molto elevati dai quali può vedere panorami meravigliosi, e qui effettua le sue meticolose pulizie con le zampe anteriori sul dorso e sulle orecchie, alla stregua dei gatti.
Finite le sue abluzioni si dedica al reperimento del cibo prima in maniera molto cauta§; successivamente correndo liberamente e per lunghi sentieri che spesso ripercorre più volte. Quando di notte c’è la luna piena i conigli selvatici sono soliti radunarsi nelle radure e nelle vigne e giocano, si rincorrono e si dedicano alle loro pulizie. Anche in queste occasioni è sufficiente che sentano un rumore perché di lancino un segnale d’allarme e raggiungano velocemente le loro tane. Mediamente questi animali vivono più a lungo dei loro simili domestici che arrivano a vivere fino ad 8 anni. Sono fecondi per quattro o cinque ma sono più prolifici durante il secondo e il terzo anno di vita.
Per quello che riguarda l’alimentazione questi animali si cibano di prati a graminacee e leguminose, cereali coltivati. Attuano la ciecotrofia, producendo feci dure ed il ciecotrofo (feci molli), che è ricco di vitamine del gruppo B. Sono soliti che reingerire queste ultime aspirandole direttamente dall'ano. |